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L’annullamento, recentemente agli onori della cronaca, del previsto concerto casertano del direttore d’orchestra russo Valéry Gergiev, dovuto alle polemiche circa lo stato di guerra della sua nazione con l’Ucraina, non può non suscitare dubbi circa i tanti che lo hanno voluto ed ottenuto, specialmente gli intellettuali che eleggono ideologicamente la libertà di espressione sul silenzio imposto, il dialogo sul monologo, la tolleranza sull’intolleranza, nella consapevolezza che l’antica legge dell’occhio per occhio, come Gandhi acutamente stigmatizzava, rende il mondo cieco. L’arte è espansione di umanità attraverso un opportuno tecnicismo, che sia questo perizia pittorica, coreica, letteraria o musicale, e quindi lo è anche l’arte dei suoni che, come ogni altra forma di arte, e a maggior ragione perché linguaggio universale, accomuna i cuori inducendo alla pace. Si ascolti, all’uopo, la nona sinfonia di Beethoven la cui ultima parteè, tra l’altro, inno europeo. Ognuno merita di essere ascoltato, anche artisticamente, dopo, semmai, sempre dal punto di vista squisitamente artistico, disapprovato, e il direttore d’orchestra russo, artisticamente, ha mietuto, in tempi non sospetti, plausi mondiali, con ogni probabilità anche da chi ora lo allontana. D’altronde l’artista Caravaggio non viene ancor oggi ammirato per la sua opera pittorica, a dispetto della sua esistenza terrena a dir poco vivace? E non è certo il solo caso che la storia ci addita. Sono, tutte queste, considerazioni che si aggiungono alle tante altre già espresse sull’argomento. Giuste? Sbagliate? Sicuramente ulteriore, limpida conferma che la musica, e l’arte tutta, muove la mente come muove il cuore. Perché farla tacere?
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