GLI UOMINI SONO COME IL CIOCCOLATO
 











All’avvicinarsi delle Feste più Tradizionali dell’anno, e per soddisfare qualcuno dei miei “sparuti” lettori tramortiti dall’impatto con testi sempre molto seri (per i quali può essere “faticoso” anche giungere a fine scritto…), come regalo di Natale ’24, voglio - con questo libro - parlarvi di un lavoro apprezzabile per “tutti” in quanto di lettura leggera e, in molti tratti, di piacevole umorismo… 
La protagonista - Linda Lano - è una simpatica e indaffarata giovane donna che, in molti campi, non è riuscita a comprendere diverse cose della vita… È obbligata perciò a destreggiarsi in un mare di difficoltà, molte autogenerate, perché - oltre quelle che normalmente affliggono tutti noi - ne ha cumulate in sovrappiù diverse. Per citarne solo due: sbagliare in auto di continuo la strada, anche per andare in ufficio nella sua città, grande sì ma non gigantesca come New York, e persino confondere sempre la porta del bagno in casadi amici di vecchia data…
“La frase ’dove diavolo stai andando?’ mi era ormai tanto familiare quanto il consiglio di mia sorella di spargere dietro di me una pista di chicchi di riso ogni volta che mi allontano da casa per più di cento metri, così da avere almeno una piccola chance di ritrovare la strada.” 
È una fascinosa giovane ragazza di età imprecisata, con due amiche abbastanza affini con le qual poter affrontare una vita densa di asperità ma nel complesso sostenibile. Una donna però singolare anche negli atteggiamenti sociali. Il giudizio che se ne può dare è di un soggetto non ancora adattatosi alla vita che è costretta a fare per il lavoro svolto, per le scelte compiute in passato, per l’ambiente in cui le tocca di vivere. Ma di tutto questo non se ne fa gran problema! Vive passabilmente e, quando gli urti diventano molteplici, ha almeno il buon senso di costringersi all’adattamento massimo per evitare l’impatto con guai ancora peggiori: “Io ho il lavoroche mi succhia il sangue come un vampiro…”. Il capo, Peter, le dà il compito di andare a prendere con l’auto all’aeroporto Badon (un cliente che diverrà molto importante per lei), ma si vergogna dello stato molto malandato della sua auto, e allora il capo dice:
“«Puoi prendere il BMW di Karl, se vuoi». Ci mancava solo questa: la macchina di Karl aveva le marce. I miei amici stanno male dal ridere ogni qualvolta sentono il tono terrorizzato con cui pronuncio la parola ’marce’. Il fatto è che nonostante le mie indiscusse capacità manageriali appartengo a quella minoranza che, quanto a motori, ringrazia il cielo se non altro per la geniale invenzione del cambio automatico. Una debolezza di cui naturalmente non avrei mai e poi mai fatto parola con il mio capo.”
Il paragone che mi sento di fare per questo lavoro – io che, come troppi oggi, non sono giovane! – è sia con i “fotoromanzi” del tempo antico (in boom negli anni 60 – 70 del secolo scorso) sia con i tanti “social”che oggi ci tempestano (per lo più presuntuosi e menzogneri), sia ancora con le centinaia di sit-com che inondano le decine (o meglio centinaia) di canali televisivi oggi esistenti. Quelli erano settimanali letti con grande avidità da giovani donne (e non solo) che, attraverso una lunga serie di foto in bianco/nero in sequenza scenica (lungo tutto il giornale!), illustravano i drammi sentimentali e di vita delle ragazze del tempo. E generavano inoltre - con l’enorme attesa “collegata” per il numero successivo - l’ansia di conoscere come sarebbe evoluta la vicenda, in genere sentimentale e comunque sempre ingarbugliata e precaria… Allora, ovvio, non esistevano le tante alternative possibili dell’oggi…
Tina Grube (Berlino, 1962), una bella signora oggi vivente a Londra, è autrice di romanzi e racconti di successo, oltre che essere anche una buona pittrice. In quest’opera ci sono risate possibili (o sorrisi, per i più esigenti) ma certo alla protagonista non manca, da parte dellettore, connivenza con le disavventure di vario tipo – e certo anche con uomini troppo invadenti… - che capitano, e non le si può non riconoscere il deciso merito di essere sempre frizzante! E poi nelle donne (più che negli uomini?) ogni tanto sfugge nella fretta dalle labbra qualche frase per nulla equivoca, del tipo (proprio per Linda):
“«Quando le sarà passata la voglia di sognarmi solamente, me lo faccia sapere».
Oddio, era stata la mia voce a dire una cosa del genere? Quale diavolo mi aveva messo sulle labbra una frase tanto cretina? Silenzio. Mi sentii quasi male per l’imbarazzo. Come avevo potuto? Aspettai confusa una sua qualsiasi reazione.
«Come ha detto, scusi? Le dispiacerebbe ripetere?» chiese Badon. 
Ci mancava solo questa. Come una macchinetta sputai fuori esattamente la stessa frase…” 
Badon è appunto il fascinoso cliente dell’agenzia pubblicitaria, in cui Linda è segretaria-factotum di Peter, che l’ha fortemente colpita sindall’inizio per i “suoi” fisico e sguardo prestigiosi. Lei nell’agenzia si occupa di sceneggiatura per gli spot, inserzioni per la stampa, e quanto di “compagnia bella” vi si accompagna. Deficitaria in molti tratti, possiede però anche qualche virtù. Per esempio è eccellente nell’indirizzare la sorella Baba (Barbara) ad affrontare a mente tranquilla il suo prossimo matrimonio:
“Per prima cosa verifichiamo i suoi sentimenti» dissi convinta allungandole una grossa margherita. «Sai cosa devi fare: ’M’ama, non m’ama’, avanti!». Logicamente avevo già verificato con cura che tutto sarebbe andato a buon esito, contando anticipatamente i petali. Quando sullo stelo non era rimasto che un petalo, Baba esalò sollevata l’ultimo «m’ama»”.
Subito dopo, a maggior conforto, dà seguito con la lettura dei fondi di caffè (anche indovina, dunque!) sempre per la sorella che va a nozze temendo terrificanti scompensi di vita a venire…
“«Hai dovuto percorrere un lungo cammino prima dipoter vedere all’orizzonte i primi bagliori di felicità. Ma al momento giusto una forza potente ti ha guidata verso la verità». Trovai che non ero niente male, nella parte della sibilla...” 
E poi…… il matrimonio:
“Baba marciò all’altare al braccio di papà, che la affidò a Bernd. Oh Dio, non riuscivo più a ricacciare giù le lacrime. ’Mia sorella si sposa’ pensavo commossa, anche se in realtà era già sposata da un’ora. La mamma mi stava accanto, e frugava disperatamente nella borsetta, da cui finalmente estrasse un vero fazzoletto di seta. Per tutta la vita l’avevo vista sempre e solo usare fazzoletti di carta. E adesso...! «Che bello» singhiozzò, e si mise sotto il naso il prezioso lembo di stoffa. Questo era veramente troppo, e persi definitivamente il controllo di me. «Sì-ì-» feci appena in tempo a piagnucolare, e poi si aprirono le cataratte.”
Dal libro non bisogna certo aspettarsi contributi su grandi problemi ma, tutto sommato, è piacevole aggirarsinella testa di una giovane donna, non certo alle prime armi, descritta nelle fasi che sembrano avviarla su una strada più promettente e per di più “mooooolto” sognata... L’opera si chiude difatti sulle prospettive di un accattivante lungo viale che, spalancandosi sulla vita futura, promette sbocci (e quindi fiori) bellissimi e giganti a venire quali quelli appena ricevuti dall’ultimo amore della notte precedente, sul quale ha tanto fantasticato e sofferto, e pianto anche, per poi schiudersi sulla cosa bellissima che sono i “sogni a venire”, non ancora sperimentati ma proprio per questo tanto attraenti e vagheggiati…
“«Davvero! Gli uomini sono come il cioccolato» decretai. Ti tentano con le loro infinite, invitanti variazioni. Alcuni all’inizio sembrano dolcissimi, come Gerhard mani di polpo, ma poi viene immancabilmente fuori che appartengono al tipo con il retrogusto amaro. E io che invece so apprezzare tanto le vere cose buone...”
La narrativa è un universostupefacente per l’avere confini indefinibili: include reale e immaginario, concreto e mentale, e vi trova spazio ogni possibile pensiero traversante il cervello umano. Significa poter affidare in questo modo la presenza passeggera di un’idea all’immutabilità di un foglio di carta o alla memoria di uno schermo multifunzione. Sull’ultima notazione riportata – certo molto rimuginata dall’Autrice tanto da diventare titolo dell’opera - può porsi una riflessione (maschile, osserveranno le Acute Lettrici): non vedo tale definizione valida solo per il sesso maschile ma, ovvio, siamo nel campo umoristico-creativo. Caratterizzare una parte dell’insieme è una sortita letteraria, paragonabile all’affermazione che le donne sono tutte belle… Per pessimi motivi oggi le maggiori turbe sociali affliggono il “gentil” sesso, ma è pur vero che il problema massimo di questo primo quarto del XXI secolo è la violenza sociale in ogni forma possibile. Ci sono due grandi guerre in corso – dopo la GRAZIA diquasi tre quarti di secolo di assenza di queste catastrofi, almeno in Europa! – e tante altre minori, in effetti longeve ed endemiche nei propri paesi di svolgimento… Caratterizzare dunque con una definizione un fattore superindividuale della specie umana non può riferirsi, nel bene come nel male, a una sola parte dell’insieme dei soggetti interessati… La fantasia letteraria però va sempre ben accolta anche se esprimente idee non universali: è il segreto e la potenza di ogni Autore perché il lettore approfondisca e dilati il proprio spazio di vita.
LUIGI ALVIGGI
           
Tina GRUBE: Gli uomini sono come il cioccolato
trad. Riccardo Cravero
SALANI, 2024 – pp. 160 - € 14,90






2025-01-13


   
 



 
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