Nel panorama letterario contemporaneo, in special modo per quanto riguarda la narrativa, siamo troppo spesso costretti a misurarci con storie in qualche modo ripetitive, come avviene per i serial televisivi laddove una svolta “scoperto” il filone si va avanti a colpi di repliche. Questo per dire che è sempre più raro incontrare scrittori capaci di mettere in campo storie davvero originali e soprattutto avvincenti. In un panorama così poco edificante fa piacere naturalmente imbattersi ogni tanto in un autore capace viceversa di raccontare davvero una storia. E’ questo mi pare sia senz’altro il caso di Nicla Pandolfo e del suo romanzo “La porta chiusa” che è anche la terza prova della scrittrice. E per sgombrare subito il campo occorre dire che non si tratta del tassello di una trilogia, di un sequel, ovvero una ripresa di tematiche già sviluppate ma di un’opera che seppure in linea con una determinatavocazione, è tuttavia capace di coinvolgere il lettore in un nuovo ambito emotivo e riflessivo. La scrittrice incentra la sua storia su un gruppo di giovani personaggi, quattro in particolare, tra di loro legati da destini familiari ed esistenziali, colti in un momento di maturazione decisivo sullo sfondo delle vicende belliche dell’ultima guerra. Nicla Pandolfo costruisce il ritratto dei suoi personaggi presentandoci i diversi risvolti in cui si estrinseca l’umana natura attraverso diremmo il “doppio” di uno specchio che restituisce una realtà spesso all’incontrario rispetto a come la si vorrebbe percepire. I protagonisti della Pandolfo sono personaggi alla ricerca di una rassicurante maturità ma sono anche anime in pena, incapaci forse di sincerità, travolte da una passione inconscia ed in qualche misura incontrollabile su cui graviterà poi un inevitabile destino di infelicità e dolore. Lascrittrice mostra di disporre pienamente dei propri mezzi per cui riesce ad avvincere il lettore a mano a mano che il “plot” procede sino al drammatico ma non del tutto funesto finale, giacché sembra riaccendersi ancora una speranza di “redenzione” per quello che potrà avvenire “dopo”, vale a dire una volta che tutto è compiuto. E in questo c’è anche probabilmente il destino della letteratura narrativa che fin quando ci saranno storie da raccontare manterrà anche acceso il lume della sua stessa esistenza. Nicla Pandolfo si era già fatta apprezzare per i suoi romanzi precedenti, “La vita degli altri” e più ancora “Il serpente e la tartaruga”, cosi come risultano assai pregnanti alcuni suoi racconti brevi. Potremmo parlare in questo caso di una prova di maturità stabilmente acquisita la cui spia sta proprio nell’uso del linguaggio che risulta sempre preciso senza essere noioso,essenziale e mai pedante. E probabilmente non è un caso che la scrittrice ponga il suo racconto sul crinale storico dell’ultimo conflitto, quasi a disporre ulteriormente della propria materia “retrodatandola” per meglio possederla, per agire cioè con assoluta padronanza di stile e di tecnica senza lasciarsi coinvolgere dalla “tentazione” del presente. Antonio Filippetti
Nicla Pandolfo “La porta chiusa” Ed. La Recherche.it, pp.350, euro 15,00
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