IFIGENIA SIANO NOI
 











L’antologia poetica  con l’intrigante titolo di “Ifigenia siamo noi”, attentamente curata da Giuseppe Vetromile, offre al critico la possibilità di alcune considerazioni generali e particolari non proprio secondarie. In primo luogo, trattandosi di una raccolta tutta al femminile,  permette di riconsiderare  l’attenzione nei confronti del genere poetico quasi sempre tutto orientato al maschile. E questo vale poi  per l’intera produzione letteraria ove si consideri che – giusto per fare un esempio – nell’albo d’oro del premio Nobel la presenza femminile non arriva al dieci per cento del totale. Qui viceversa ci troviamo di fronte a sedici autrici che si misurano appunto con il registro poetico  secondo una “inclinazione” particolare che è quella insita  nel titolo della raccolta: Ifigenia, la giovane figlia di Agamennone votata al sacrificio per fini politici supremi e che acquista  ora una valenza che va al di là della celebrazionemitologica per diventare   carne viva, vale a dire espressione di una attualità inquietante che pone la donna in primo piano, quale  protagonista e parte attiva di una intera collettività. E non a caso, a conferma della “circolarita” di tale assunto, la  proposta poetica coinvolge  autrici di diverse nazionalità. Sono cioè rappresentate poetesse  di lingua italiana e russa,  ovvero tedesca, albanese e portoghese. Tutte consapevoli della loro funzione culturale e  del proprio ruolo civile.
I  testi, occorre dire, sono incisivi e penetranti anche al di là della proposta “provocatoria”.  E questo perché viene  posto in evidente  risalto, com’è giusto che sia, la funzione della parola poetica  e la sua capacità espressiva. E qui  il riferimento alla classicità greca, al di la della incidenza rappresentativa del personaggio di  Ifigenia, va per così dire ben oltre.  Si riscontra  cioè il valore“classico” della parola che non può non richiamarsi alla “madre Grecia”. Nella elaborazione della sua dottrina linguistica, del resto, Giacomo Leopardi aveva già segnato un varco indiscutibile. La parola della poesia è di matrice greca e non è secondario rilevare come proprio il grande recanatese attribuisse una derivazione diretta della  lingua italiana da quella greca essendo il nostro idioma dotato essenzialmente di  “parole”,in grado  di esprimere, come appunto solo la poesia sa fare, immagini  e  sensazioni “vaghe” e  indefinite,  in contrapposizione in questo con la lingua dei “termini”, come quella francese di discendenza latina, capace viceversa di esprimere un senso “scientifico” preciso ma sostanzialmente impoetico.
 Le autrici  della raccolta  (Lucianna Argentino,Gaetana Aufiero,Victoria Artamonova, Floriana Coppola, Ulrike Draesner, Federica Giordano, Anila Hanxhari, Giovanna Iorio, Amalia Leo, Ketti Martino, VeraMocella, Rita Pacilio, Vanina Zaccaria, Renia Celia Pereira de Silva, Anna Tumanova, Monica Rinck) compongono un collage unitario anche per quanto riguarda la resa poetica, cosa questa non secondaria, riuscendo a conseguire un risultato apprezzabile sia in termini stilistici sia  per ciò che attiene più genericamente al messaggio. In un periodo storico come quello attuale laddove la poesia appare ingiustamente relegata in secondo piano,quasi fosse la “cenerentola” della letteratura,  questa antologia può  offrire uno spunto di riflessione significativo  in quanto ci dice, dando ancora una volta ragione a Leopardi, che il genere rappresenta  l’espressione più alta del linguaggio e della comunicazione tra gli uomini.
Antonio Filippetti

“Ifigenia siamo noi”
A cura di Giuseppe Vetromile,
Scuderi Editrice,pp.96, euro 12,50






2014-07-21


   
 



 
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