I tanti Kafka che sono in noi I racconti surreali di Bruno Pezzella La produzione narrativa contemporanea si sviluppa attraverso due filoni fondamentali che hanno ormai monopolizzato il genere in maniera pressoché totale. Quando ci troviamo tra le mani un libro di narrativa, ci accorgiamo che l’autore sta raccontando un’esperienza legata alla sua biografia, oppure ci sta propinando una crime story. Il che significa poi che il percorso creativo si svolge all’insegna di un canovaccio in qualche modo predeterminato per cui quasi sempre il lettore si deve accontentare delle “lagne” personali dell’io narrante ovvero sorbirsi l’ennesima prodezza del commissario di giornata. E per di più è orami noto che esiste da parte degli editori una espressa reticenza ad accettare e pubblicare opere al di fuori di determinati canoni “commerciali”. E’ pertanto una piacevole avventura trovarsi difronte ad un volume di racconti che si distaccano dalla corrente “vulgata”. Tra l’altro giova forse ricordare che per quanto riguarda la tradizione di casa nostra, il romanzo in sé non ha mai storicamente goduto di eccessivo favore da parte degli autori a differenza di altre tradizioni letterarie come quella francese o anglosassone. Del resto è noto che il romanzo cosiddetto borghese nasce in Inghilterra nel Settecento mentre in Italia dobbiamo attendere oltre un secolo e soprattutto l’arrivo di un signore come Alessandro Manzoni. Di conseguenza, come accennato, fa piacere imbattersi una volta tanto in un libro insolito come quello dei racconti di Bruno Pezzella che offre per così dire al lettore la possibilità di spaziare in un vasto excursus composto da 37 testi suddivisi in tre sezioni (rispettivamente “persi”, “matti” e “idioti) ma tutti alimentati da una passione surreale che si richiama anche nel titolo, non a caso, a Franz Kafka, il grande autore praghese che a giudizio di Philip Roth, come tiene appunto a ricordare il nostro autore, è “un mago, come Beckett e Bellow” e nel cui “universo letterario c’è qualcosa di magico, anzi di miracoloso”. Con questo presupposto Pezzella si muove felicemente nel mondo della creazione surreale, a tratti quasi favolistica, che tuttavia è solo apparentemente lontana dalla realtà. Non a caso Carlo Di Lieto, in una ricca e puntale prefazione, scardina per così dire il sottofondo psicanalitico che sorregge l’ispirazione e dà corpo a tutta l’operazione letteraria messa in moto da Pezzella. I personaggi che animano le storie sono al tempo stesso reali e immaginari, sinceri e artefatti, positivi e negativi, ma tutti, al di là della “postura”, rappresentano uno spicchio di vita, un modo di sentire l’esistenza che , aseconda dei casi, è prossima o distante come accade appunto di leggere in alcuni racconti di Kafka. E nello stesso tempo, nell’immediatezza della proposizione (che ricorda per certi versi autori ormai classici come Achille Campanile o Ennio Flaiano) ci inducono a riflettere su noi stessi e la nostra quotidiana esperienza. Antonio Filippetti
Bruno Pezzella Tanti Piccoli “K” Prefazione di Carlo Di Lieto Edizioni Mea, pp.310, euro 15,00
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