La crisi del paese e della cultura
 











Tra le numerose ragioni all’origine della crisi che il nostro paese sta vivendo, non si pone come si dovrebbe sufficiente attenzione alle condizioni in cui versa la cultura nel suo complesso, ma ad un’analisi più attenta e circostanziata si scopre, come si vedrà, che proprio al deperimento culturale complessivo è da attribuire la maggior parte della sciagurata condizione in cui versa il “Belpaese”. Certo alcune cause non possono essere trascurate: l’economia in declino, l’inflazione galoppante, i venti di guerra, la crescente disoccupazione con l’abbandono dei cervelli del paese di origine sono tutti elementi che  determinano e aggravano la condizione di crisi. E probabilmente non sono neppure i soli. Ma c’è tuttavia un dato che sfugge solitamente: perché avviene tutto  questo? Perché non siamo in grado di mettere in campo soluzioni credibili di rinascita, atteggiamenti tesi a invertire questa tendenza al declino? Il problemafondamentale è capire se siamo in grado di farlo e qui l’orizzonte inevitabilmente si allarga ad altre valutazioni. Si dice, ed è vero, che la classe politica e  quella dirigente in genere, è  sempre più  scadente ,inadeguata ad affrontare i problemi che ci dono davanti  e che non può far altro che gestire il potere  alla bella e meglio senza alcuna visione del futuro, pensando semmai ad impinguare esclusivamente  il proprio orticello.
Ora occorre tenere presente che il paese, già inebetito dai social e dai mass media in generale, appare sempre meno capace di comprendere il proprio tempo. C’è a tale proposito un dato sconcertante: quasi il trenta per cento dei nostri concittadini sono classificati, infatti,  come analfabeti funzionali. Si tratta di una valutazione allarmante. Secondo L’Unesco l’analfabetismo funzionale è, infatti “la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti perintervenire attivamente nella società,  per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Questo significa poi  che mentre una persona del tutto analfabeta non è in grado di leggere e scrivere, l’analfabeta funzionale è incapace di comprendere  adeguatamente  testi e materiali informativi pensati per essere compresi dalla persona comune. Questa condizione ha delle ricadute impressionanti in ogni settore della vita civile, sociale e culturale. Intanto gli analfabeti funzionali sono più facilmente soggetti a intimidazioni sociali, ma anche a rischi per la salute, a bassi guadagni, ecc. Senza trascurare i collegamenti, più volte analizzati dagli esperti del  settore,  esistenti tra   crimine e analfabetismo funzionale. Ma le conseguenze peggiori si registrano in altro ambito. Gli analfabeti funzionali non sono in grado di riconoscere  le informazioni fondate e quelle false o distorte, essi tendono acredere e travisare  notizie false e a diffonderle. Nell’era di internet, laddove chiunque  può pubblicare  informazioni in grado di raggiungere grandi  masse di persone,  questo aspetto assume  dimensioni drammatiche. E’ quello che è accaduto e accade  ad esempio nella disinformazione   legata a temi  sanitari che possono  mettere a repentaglio la salute e la vita di un immenso numero di individui; notizie false incoraggiano poi  i pregiudizi di vario genere  (etnia, religione, orientamento sessuale, ecc.) accrescendo la diffusione  di atteggiamenti discriminatori e impedendo seriamente  una qualsiasi politica di integrazione. Si tratta purtroppo di un fenomeno di massa che coinvolge tutti i paesi; ma, per rimanere all’Italia, i dati di uno studio Ocse hanno dimostrato come l’analfabetismo funzionale registri da noi uno dei più alti tassi di diffusione a livello internazionale.
Gli effetti negativi di taledisastro sono alla base dell’immobilismo che si registra in termini di autentico sviluppo morale e culturale. La scuola e la famiglia dovrebbero essere in primo piano per tentare almeno un’inversione di tendenza. Ma tutto sembra procedere viceversa alla rovescia, verso un ulteriore impoverimento collettivo. Occorrerebbe un’autentica scossa; non a caso, l’ultimo testo di Edgar Morin s’intitola provocatoriamente “Svegliamoci” a sostegno della tesi che se non ci affretteremo a cambiare registro i danni saranno irreversibili.  Quest’inerzia fa ovviamente il gioco dei poteri che in definitiva non sanno dare un segnale di cambiamento  anche perché non vogliono cambiare nulla.  E’ l’immarcescibile teoria del gattopardismo che  immobilizza la società e  reitera  semmai  il pensiero di Platone secondo cui “i venditori di favole governano il mondo”.
Antonio Filippetti






2022-11-30


   
 



 
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