Elezioni e cultura
 











Alle recenti consultazioni elettorali è finita come tutti prevedevano con la vittoria del centrodestra  e naturalmente non sono mancati, come da prassi, i commenti entusiastici (e anche un po’ sopra le righe) dei cosiddetti vincitori. Da lungo tempo, diciamo circa un trentennio, assistiamo alla medesima commedia:  l’elettorato insoddisfatto  e deluso dai governanti in carica, ogni volta cerca per così dire una via di uscita ma più ancora fa valere  nell’urna  la propria protesta. E  al di là di tutto una ragione c’è, vista soprattutto la qualità scadente delle proposte (quando ci sono) e  l’assoluta mancanza di appeal dei proponenti.  Dopo l’illusione del benessere garantito a tutti, la rottamazione del vecchiume, la certezza di poter mandare tutti quel paese (paragonando il Parlamento ad una scatoletta di tonno), si è affacciata al proscenio una donna che grazie all’opposizione al precedente governosi è potuta giovare di un credito persino superiore alle proprie aspettative, riciclando tra l’altro slogan  abusati e di vecchio stampo. Cosa succederà allora nel prossimo avvenire? Le attese  come altre volte sono tante, ma una semplice disamina del recente  passato alla luce di quanto ricordato più sopra, c’è razionalmente da supporre che non cambierà nulla se non per i soliti “cerchi magici” che da sempre  vivono all’ombra del carro del vincitore di turno.
 Tutti i partiti difettano da tempo di una classe dirigente adeguata, nel corso degli anni è stata abolita qualsiasi   scuola di formazione, i cosiddetti funzionari e “uomini di partito” sono semplici attaché sprovvisti di qualsiasi cultura , il rinnovamento latita su tutti i fronti  e alla fine ci si ritrova  a dover fare i conti  sempre con i medesimi personaggi. E’ questo un grave problema culturale che andrebbe affrontato seriamente ma che nessuno sembra essere in grado diaffrontare. Di questa carenza ormai  endemica e strutturale ne fa  (farà) le spese proprio la cultura che a parole dovrebbe essere  il motore della rinascita, la chiave per entrare in un mondo finalmente   comprensibile e solidale. C’è da scommettere che anche stavolta si faranno editti e proclami in favore  della cultura  salvo poi ritrovare la cultura stessa ridotta a cenerentola per quanto riguarda interesse vero e risorse adeguate. Tutto questo legittima  la disaffezione che alberga sovrana nel cuore e nella mente dei cittadini che si distaccano sempre più dall’impegno civile tanto è vero che in quest’ultima tornata elettorale il numero degli astenuti è stato il più alto di sempre, quasi il 40 per cento degli aventi diritto. Qualcuno  avanza l’ipotesi che ci potremmo trovare  presto di fronte ad una vera e propria emergenza democratica  e che soltanto la cultura sarebbe in grado  di scongiurare. Ma, purtroppo, il barometrodell’esperienza volge al negativo tenendo conto soprattutto del livello  di coloro che  siederanno in Parlamento per la prossima legislatura.
Antonio Filippetti

 






2022-10-01


   
 



 
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