Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giancarlo Galan è andato in visita ufficiale al caotico e criticatissimo Padiglione italiano curato da Vittorio Sgarbi per questa Biennale di Venezia. Bene. Noblesse oblige. Mezz’ora, non di più, dopo avere inizialmente inaugurato il suo passaggio alla kermesse veneziana con le presenze forti – quelle americana e russa – snobbando, in prima battuta, il padiglione nostrano. Ma ora è fatta. Nessun commento oltre a quelli di rito, dati il giorno prima, e che trasudano note che ci appaiono polemiche (non solo e non tanto nei confronti del Padiglione incriminato e di Sgarbi), come si evince dalle sue dichiarazioni ministeriali: “Nonostante le intemperanze del curatore, come già annunciato, domani mi recherò a visitare il Padiglione Italia perché ritengo sia il modo più opportuno, non solo in veste di Ministro ma anche in quanto cittadino italiano, per manifestaretutto il mio rispetto verso il lavoro encomiabile svolto da dirigenti e funzionari del Ministero, verso gli artisti presenti negli spazi espositivi con le loro opere e verso il denaro pubblico impegnato nel progetto. Io intendo continuare a sostenere, non solo a parole ma anche con i fatti, la Biennale di Venezia, alla quale, quando ero presidente, la Regione Veneto era arrivata a destinare per i diversi settori quasi due milioni di euro, ben oltre un investimento di fiducia quindi, mentre nel 2011, pare al momento, ne riceverà circa 700 mila, ovvero quasi due terzi in meno. La Regione del Veneto, che in anni recenti era la seconda solo dopo lo Stato nel finanziare la Biennale, ha così drasticamente ridotto il proprio contributo a questa storica istituzione culturale italiana”. Francamente, dopo aver visto il Ministro inaspettatamente commuoversi ai David di Donatello quando sono stati ricordati i grandi protagonisti del Cinema italiano scomparsi e la grandezza della Culturaprodotta nel nostro Paese, queste parole ci suonano apprezzabili e piuttosto positive. Meglio, mille volte meglio di quelle espresse in più occasioni dal suo predecessore. Che, diversamente ma come Sgarbi, non comprende(va) nè ama(va) l’arte contemporanea.Barbara Martusciello
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