articolo 2549

 

 
 
Raffaele Urraro
oltre le tenebre il buio
 











Raffaele Urraro torna in questi giorni in libreria con “Oltre le tenebre il buio”, un nuovo volume di poesie;  la silloge è tripartita, suddivisa cioè in tre sezioni, la prima più corposa, intitolata “Pensieri e parole al tempo del covid”, la seconda “Poesie  recuperate” e la terza infine  “Il destino della Gorgonia”. Sono tre momenti  dell’ispirazione poetica di Urraro ma  in tutte e  tre le sezioni, ovvero in tutti testi  si evidenza una unità di stile e di  contenuti.  Il volume  può esser letto come    un “riepilogo” dell’ propensione lirica   che sostiene  e anima  la versificazione di Urraro ed è  sicuramente di grande pregio. Il poeta riflette infatti acutamente  sui grandi temi dell’esistenza: la fugacità del tempo, (“ma il tempo si sbriciola/ come neve al sole”),  la frammentarietà  delle passioni, (“il passato è polvere di sogni/ormai sepolti nelle praterie del cielo”), il senso della vita  che sfugge inseguendo sogni e  desideri e l’inevitabile approssimarsi della fine (“la morte non fa sconti/perché sa di essere/un fiore che solo una volta fiorisce”). In questo  senso è sicuramente una spia  indicativa la citazione dalla Tempesta di Shakespeare (“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa  la nostra breve vita”) che Urraro posta in epigrafe del suo lavoro.  Ma il poeta  ci invita (o costringe) a misurarci con la precarietà esistenziale con una  grazia stilistica di   grande momento confermando una maturazione espressiva di assoluta rilevanza.
Nel repertorio delle assonanze  e condiscendenze non mancano i richiami ai poeti del passato come del presente con i quali Urraro sembra istituire un fecondo rapporto emotivo, una  sorta diremmo  di parentela affettiva che dà anche la misura
della capacità del poeta di  rapportarsi in un continuum  esistenziale  che fa leva sempre  sulla  parola poetica. E in questo contesto il riferimento più pregnante non può non essere Giacomo Leopardi alla cui opera Urraro  ha dedicato negli anni corposi e apprezzati saggi critici. Ed è ancora l’omaggio al grande recanatese a coinvolgere Urraro: “troppo piccola  la città/per uno spirito che volava/oltre le stesse”.  E qui entra in gioco il fare poesia sulla falsariga degli affascinanti temi della poesia leopardiana: l’incanto della notte, il cielo stellato, il silenzio della natura. Ma più ancora Urraro  ribadisce il valore della parola che è poi l’unica arma del poeta: ”la parola smuove la montagna/la parola è la magia del corpo/la parola è una mano che stringe/la parola  è una voce che vibra/la parola è luce nella notte”. Ed è in questo che si riconosce la funzione  insostituibile del poeta e con essa naturalmente la qualità  e la suggestione della poesia di Urraro.
Antonio Filippetti

Raffaele Urraro
Oltre le tenebre il buio
Volturnia Edizioni,pp.94 euro 14,00



2025-04-01