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Le “parrocchiette” dell’informazione |
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La crisi della stampa è immersa da diverso tempo in una spirale irreversibile che sembra procedere inevitabilmente verso un mesto declino. E c’è chi sostiene che in un futuro nemmeno tanto remoto la carta stampata sarà un relitto d’antan, caro semmai ai collezionisti vintage. Certo i dati sono impietosi se si pensa che in un passato non proprio così lontano le vendite dei quotidiani si contavano stabilmente intorno ai cinque milioni di copie giornaliere, mentre al momento i dati parlano di un milione appena. Il tutto per ironia della sorte quando l’alfabetizzazione di massa si è estesa largamente grazie allo sviluppo incontenibile dei social e della comunicazione web in generale. Le ragioni della crisi sono tante. In primis c’è da tener conto che grazie allo sviluppo dei sopra elencati social, si è diffusa la convinzione che è possibile dare corpo ad una comunicazione fai da te, per di più senza costi e senza l’onere di doversi recare all’edicola di turno, il che spiega in buona parte la scomparsa o la trasformazione delle suddette edicole in bazar e altre tipologie commerciali. Ma qui c’è da sottolineare un dato importante: la comunicazione fai da te è una parodia di quello che vorrebbe essere, infarcita di notizie ed espressioni false o insignificanti, dove gli strafalcioni, tra l’altro, hanno piena e completa cittadinanza, a controcanto peraltro che spesso chi legge non capisce il messaggio. Esiste tuttavia un altro motivo alla base diremmo della disaffezione nei confronti dell’informazione ufficiale che investe pesantemente anche la comunicazione radiotelevisiva ed è l’asfissiante reiterazione di formule e opinioni da parte di un ristretto gruppo di protagonisti assoldati come una casta ristretta, ovvero una “parrocchietta” esclusiva e preoccupata unicamente di ripetere formule stantie nonché di esaltare i meriti (?) dei propri idoli di riferimento (politici, culturali, economici, ecc.). Viene fuori un panorama irreale, separato dalla realtà di chi vive ogni giorno alle prese con problemi sempre più stringenti; l’esito di conseguenza non può non provocare un profondo disamore o anche rassegnazione che si traduce poi nel rifiuto sempre più deciso di dare credito a quanto viene veicolato tenuto anche conto che alla fin fine le diversità scompaiono nel senso che tutti si rassomigliano ( un po’ come nel finale di “Animal Farm” quando gli essere umani e i maiali (pigs) sembrano acquisire le medesime sembianze). E’ quello che accade del resto alle consultazioni elettorali dove il numero degli astenuti (di coloro cioè che non hanno fiducia e non si aspettano nulla) supera ormai quello dei voti di tutti i partiti messi insieme. Il che vuol dire che la maggioranza degli italiani non ci crede minimamente e non ne vuole più sapere. Malgrado ciò i convenuti della comunicazione (carta stampata, radio e televisione) continuano a suonarsela e cantarsela ignari di tutto il testo. Anche se il loro piccolo Barnum è ormai privo di pubblico. Antonio Filippetti
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2025-01-31
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