articolo 2544

 

 
 
Le “parrocchiette” dell’informazione
 











La crisi della stampa è immersa da diverso tempo in una spirale irreversibile che sembra procedere inevitabilmente verso un mesto declino.  E c’è chi sostiene che in un futuro nemmeno tanto remoto la carta  stampata sarà un relitto d’antan, caro semmai ai collezionisti vintage. Certo i dati sono impietosi se si pensa che in un passato non proprio così lontano le vendite dei quotidiani si contavano  stabilmente intorno ai cinque milioni di copie giornaliere, mentre al momento i dati parlano di un milione appena. Il tutto per ironia della sorte quando l’alfabetizzazione di massa si è estesa largamente grazie allo sviluppo incontenibile dei social e della comunicazione web in generale.
Le ragioni della crisi sono tante. In primis c’è da tener conto che grazie allo sviluppo dei sopra elencati social, si è diffusa la convinzione che  è possibile  dare corpo ad  una comunicazione fai da te, per di più senza
costi e senza l’onere di doversi recare all’edicola di turno, il che spiega in buona parte la scomparsa o la trasformazione delle suddette edicole in bazar e altre tipologie commerciali. Ma qui  c’è da sottolineare un dato importante: la comunicazione fai da te  è una parodia di quello che vorrebbe essere, infarcita  di notizie ed espressioni false  o insignificanti, dove gli strafalcioni, tra l’altro, hanno piena e completa  cittadinanza, a controcanto peraltro che spesso chi legge non capisce il messaggio.
Esiste tuttavia un altro motivo alla base diremmo della disaffezione nei confronti dell’informazione ufficiale che investe  pesantemente anche la comunicazione radiotelevisiva ed  è l’asfissiante reiterazione   di formule e opinioni   da parte di un ristretto gruppo di protagonisti assoldati come una  casta ristretta, ovvero una “parrocchietta” esclusiva  e preoccupata unicamente di ripetere  formule stantie
nonché  di esaltare i meriti (?) dei  propri idoli di riferimento (politici, culturali, economici, ecc.).  Viene fuori un panorama irreale, separato dalla realtà di chi vive ogni giorno alle prese con problemi sempre più stringenti; l’esito di conseguenza non può non provocare un profondo disamore o anche rassegnazione che si traduce poi nel rifiuto sempre più deciso di dare credito a quanto viene  veicolato tenuto anche conto che alla fin fine le diversità scompaiono nel senso che   tutti si rassomigliano ( un po’ come nel finale di “Animal Farm” quando gli essere umani e i maiali (pigs) sembrano acquisire le medesime sembianze). E’ quello che accade del resto alle consultazioni elettorali dove il numero degli astenuti (di coloro cioè che non hanno fiducia e non si aspettano nulla) supera  ormai quello dei voti di tutti i partiti messi insieme. Il che vuol dire che la maggioranza degli italiani non ci crede minimamente e non ne vuole più sapere. Malgrado ciò i convenuti della comunicazione (carta stampata, radio e televisione) continuano a suonarsela e cantarsela ignari di tutto il testo. Anche se il loro piccolo Barnum è ormai privo di pubblico.
Antonio Filippetti




2025-01-31