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A giudicare da quello che ogni giorno succede nel nostro paese, viene da farsi inevitabilmente una domanda semplice, semplice: cos’altro deve succedere perché i nostri concittadini abbiano finalmente un sussulto di resipiscenza civile alimentata dall’osservazione di tutto ciò che sta avvenendo ed avviene intorno a noi, giorno dopo giorno? Com’è possibile cioè che si sia formato nella coscienza popolare uno strato di così impermeabile acquiescenza da accettare tutto come un evento normale, perfino con indifferenza; per fare un rapido inventario segnaliamo solo alcuni episodi: nel “mare nostrum” non si contano più i morti che vi galleggiano, nelle città si viene colpiti a morte impunemente e spesso senza nemmeno uno straccio di consapevolezza, i funzionari dello stato, siano essi magistrati o pubblici ufficiali continuano a vendere i propri servigi e a intrallazzare ai quattro venti e persino per poca “pecunia”, lo scempio ambientale sta distruggendo le fonti stesse della bellezza del nostro paese, i comunicatori si sollazzano nel proporre a getto continuo risse radiofoniche e televisive di miserevoli personaggi d’accatto. E, cosa ancora più sorprendente, i rapporti interpersonali, complice lo strapotere dei social media, sono un serbatoio senza fondo di risentimenti, insulti, improperi di ogni tipo. La globalizzazione che a detta dei soloni del tempo doveva unire all’insegna di una pacifica universalizzazione, ha determinato viceversa una contrapposizione astiosa e incivile a tutti gli effetti (di classe, di razza, di religione, ecc.). Ma per tutto ciò il sentimento della vergogna è totalmente scomparso dalla scena pubblica e privata. E la politica? Che fa la politica?. Ecco un altro un punto cruciale. E’ innegabile che il livello complessivo dei nostri rappresentanti è talmente infimo come forse mai era accaduto nella storia nazionale. Con effetti disastrosi e destinati a proliferare in un prossimo futuro. Ci stiamo in effetti preparando ad un’ennesima, interminabile stagione di tira e molla, botta e risposta, minacce e vendette che non porterà verosimilmente nulla di nuovo e di buono. Resteremo di conseguenza attaccati ai post, ai tweet, alle smargiassate in rete di questo o quel politico. In definitiva nessuno appare in grado di progettare un futuro, almeno sul medio periodo e almeno per i giovani, per le nuove generazioni che sembrano sempre più in balìa di se stesse, prive anche di un lampo di genio occasionale e totalmente asservite alle mode e ai cliché del momento. Tutto ciò è ascrivibile alla crisi ormai endemica e generalizzata della cultura che appare scomparsa anche nei luoghi canonici e deputati. Ma se si smarrisce la capacità di “intendere” e di “vedere” si finisce inevitabilmente per abboccare alle fandonie degli imbonitori di turno, anzi costoro hanno gioco facile a proporsi come i salvatori della patria, gli eletti del destino in grado di mettere le cose a posto e provvedere per tutti quanti. E’ accaduto anche altre volte con i risultati che sappiamo ma a quanto pare nessuno sembra ricordarsene, oppure si è comunque sempre pronti a cadere nella trappola del contafrottole del momento. Stando così le cose, fa una certa sensazione “scoprire” sui libri di storia (su quelli che ancora riescono a circolare e a farsi leggere) che il nostro è stato il paese di Dante e Michelangelo, che ha dato i natali a Leonardo, e Caravaggio, che ha conosciuto l’intelligenza di Machiavelli e Giambattista Vico, il genio di Giacomo Leopardi e Giuseppe Verdi: sicuramente – e purtroppo - un altro mondo, distante anni luce dalla balordaggini degli “influencers” del nostro tempo. Antonio Filippetti |
2022-10-31
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