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Ugo Piscopo rinascimentale |
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Tra gli scrittori attualmente in attività di servizio nessuno probabilmente può vantare come Ugo Piscopo la stessa capacità di incidere significativamente in tutti i settori dell’impegno culturale. Piscopo, infatti, può vantare un curriculum nel quale nessun aspetto della cultura non è stato indagato spesso con sollecitazioni e risultati di assoluto riguardo. Ha fatto bene allora Carlo Di Lieto, a sua volta instancabile conoscitore e promotore della cultura contemporanea, a dedicare a Piscopo una monografia utilissima per entrare in tutti i “meandri” dell’attività culturale e creativa d quest’autore. E lo studioso lo fa utilizzando il suo ormai tradizionale metodo critico che ruota intorno all’esegesi psicoanalitica e che ci permette un approccio a trecentosessanta gradi all’opera dello scrittore. Piscopo, nell’arco di una lunga milizia intellettuale, non ha tralasciato alcun genere di tipologia letteraria: è stato (ed è) poeta, narratore, drammaturgo, saggista (con diverse sfaccettature spaziando dalla critica letteraria a quella artistica) e all’occorrenza raffinato e profondo polemista: grazie a questa poliedricità d’interessi, Piscopo si qualifica come un autore d’indiscussa modernità, capace cioè di collegare in un discorso unitario le diverse pulsioni di una coscienza al tempo stesso creativa e critica ma destinata in ogni caso a lasciare il segno. A impreziosire il lavoro di Carlo Di Lieto, si aggiungono due altre testimonianze di rilievo che fanno ulteriore luce sull’opera di Piscopo, quelle di Felice Piemontese e Matteo Palumbo che firmano prefazione e postfazione; e si tratta di due contributi anch’essi illuminanti nel senso che danno ancor più corpo alla figura di Piscopo come un autore universale. Piemontese definisce acutamente Piscopo come uno straordinario poligrafo capace di “occuparsi di un’infinità di cose, di coniugare ricerca poetica e attività saggistica senza mai apparire dilettantesco e con imprescindibile rispetto della specificità dei sistemi retorici”. A sua volta Matteo Palumbo ribadisce come sia difficile seguire tutti i fili che compongono la vita intellettuale di Ugo, qualcosa che ha bisogno di un’indagine scrupolosa e paziente. Ed è proprio quello che ha portato a compimento Carlo Di Lieto con una finezza interpretativa ed una profondità di senso che permettono di entrare nel “laboratorio mentale” di Piscopo e di apprezzarne i diversi contenuti che animano le sue esplorazioni. Una considerazione, tutt’altro che peregrina, s’impone di conseguenza: in un mondo in cui la cultura viene praticata a senso unico, vale a dire come un serial ripetitivo dove ciascun autore non fa che ribadire il proprio cliché, la vastità degli interessi e la multiforme capacità di indagare tutti gli aspetti della funzione artistica e creativa, fanno di Ugo Piscopo un fenomeno per molti aspetti eccezionale che rimanda al protagonismo rinascimentale, a quei personaggi capaci di vivere e trasmettere la cultura in tutte le forme e derivazioni. E il lavoro di Di Lieto è un pressante invito a lasciar perdere le “bagatelles” di quartiere e cercare di conoscere e approfondire l’opera di autori capaci di lasciare il segno e soprattutto di farci riflettere su noi stessi e l’epoca in cui viviamo. Antonio Filippetti
Carlo Di Lieto Scena onirica e radialità dell’immaginario nell’opera di Ugo Piscopo Prefazione Felice Piemontese, Postfazione Matteo Palumbo Edizioni Scientifiche Italiane,pp.330,euro 38,00 |
2020-12-10
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