articolo 2378

 

 
 
Ugo Piscopo rinascimentale
 











Tra gli scrittori attualmente in attività di servizio nessuno probabilmente può vantare come Ugo Piscopo la stessa  capacità di incidere  significativamente in tutti i settori dell’impegno culturale. Piscopo, infatti, può vantare un curriculum nel quale nessun aspetto della cultura non è stato indagato spesso con sollecitazioni e risultati di assoluto riguardo. Ha fatto bene allora Carlo Di Lieto, a sua volta instancabile conoscitore e promotore della cultura contemporanea, a dedicare a Piscopo una monografia utilissima per entrare in tutti i “meandri” dell’attività culturale e creativa d quest’autore.  E lo studioso lo fa utilizzando il suo ormai tradizionale metodo critico che ruota intorno all’esegesi psicoanalitica e che ci permette un approccio a trecentosessanta gradi all’opera dello scrittore.
Piscopo, nell’arco di una lunga milizia intellettuale,  non ha tralasciato alcun genere di  tipologia letteraria:
è stato (ed è) poeta, narratore,  drammaturgo, saggista (con diverse sfaccettature  spaziando dalla critica letteraria a quella artistica) e all’occorrenza raffinato e profondo polemista: grazie a  questa poliedricità d’interessi, Piscopo si qualifica come  un autore d’indiscussa modernità, capace cioè di collegare in un discorso  unitario le diverse pulsioni  di una coscienza al tempo stesso creativa e critica  ma destinata in ogni caso   a lasciare il segno.
A impreziosire il lavoro di Carlo Di Lieto, si aggiungono due altre testimonianze di rilievo che fanno ulteriore luce sull’opera di Piscopo, quelle di Felice Piemontese e Matteo Palumbo che firmano prefazione e postfazione;  e si tratta di  due contributi anch’essi illuminanti  nel senso che danno ancor più  corpo alla figura di Piscopo come un autore universale.  Piemontese definisce acutamente Piscopo come uno straordinario poligrafo capace di “occuparsi
di un’infinità di cose, di coniugare ricerca poetica e attività saggistica senza mai apparire dilettantesco e con imprescindibile rispetto della specificità dei sistemi retorici”. A sua volta Matteo Palumbo ribadisce come sia difficile seguire tutti i fili  che compongono la vita intellettuale di Ugo, qualcosa che  ha bisogno di un’indagine scrupolosa e paziente. Ed  è proprio quello che ha portato a compimento Carlo Di Lieto con una finezza  interpretativa ed una profondità di senso che  permettono di entrare nel “laboratorio mentale” di Piscopo e di apprezzarne  i diversi contenuti che animano le sue esplorazioni.
Una considerazione, tutt’altro che peregrina, s’impone di conseguenza: in un mondo in cui la cultura viene praticata a senso unico, vale a dire come un serial ripetitivo dove ciascun autore non fa che ribadire il proprio cliché, la vastità degli interessi e la multiforme capacità di indagare tutti gli aspetti della funzione  
artistica e creativa, fanno di Ugo Piscopo un   fenomeno per molti aspetti  eccezionale che rimanda al protagonismo rinascimentale, a quei personaggi capaci di vivere  e trasmettere la cultura  in tutte le  forme e derivazioni. E il lavoro di Di Lieto è un pressante invito a lasciar perdere le “bagatelles” di quartiere e cercare di conoscere e approfondire  l’opera di autori capaci di  lasciare il segno e soprattutto di farci riflettere  su noi stessi e l’epoca in cui viviamo.
Antonio Filippetti

Carlo Di Lieto
Scena onirica e radialità dell’immaginario
nell’opera di Ugo Piscopo
Prefazione Felice Piemontese,
Postfazione Matteo Palumbo
Edizioni Scientifiche Italiane,pp.330,euro 38,00



2020-12-10