articolo 2088

 

 
 
In margine ad un requiem
 











Tra le numerose consuetudini che siamo costretti a sopportare in prossimità della fine dell’anno c’è ovviamente l’immancabile rapporto che ogni dodici mesi “Il sole 24 ore” stila sulle condizioni di vita nel nostro paese, ovvero sul livello di vivibilità delle diverse città capoluogo.  Da anni si ripropone lo stesso requiem, un rito celebrato com’è abitudine  per un defunto che è  notoriamente e puntualmente  il Mezzogiorno d’Italia, vale a dire le regioni più svantaggiate del nostro Paese. E’ un appuntamento fisso, non solo ma che viene riproposto sempre  per così dire con i medesimi esecutori.
Che le cose dalle parti nostre non vadano per il  meglio è del resto cosa nota e sono (siamo) in tanti a denunciarlo da lungo tempo e semmai sono i conduttori del vapore che dovrebbero darsi da fare per “indovinare” finalmente la rotta giusta. Tuttavia qualche dubbio il rapporto in questione lo solleva, giacché per
la valutazione da cui dipendono poi i relativi risultati, utilizza “arbitrariamente” una serie di parametri che non costituiscono ovviamente alcun vangelo pur se riconosciuti in larga parte attendibili. Altrove gli esperti e gli analisti usano anche altri metodi e altri indici e naturalmente se questi ultimi cambiano anche i risultati alla fine, mutano.
Nel caso nostro, tanto per fare qualche esempio, non vengono presi in esame parametri come la produzione intellettuale, la presenza dei siti archeologici, l’attrattiva turistica dei luoghi, l’appeal del clima (con relativo inquinamento), ecc.: tutti dati che se analizzati adeguatamente possono concorrere a determinare un risultato più pertinente,  ovvero più in linea con la realtà.
Il fatto poi che il Sud sia indietro e arranchi terribilmente in diversi settori è cosa arcinota ma una volta riaffermato il concetto non si capisce cosa possa poi cambiare in concreto, tenuto conto che il dato è desumibile per così dire a fior di
pelle, senza dover ricorrere ad analisi e tabelle redatte da soloni e alchimisti vari. Sarebbe ben più interessante analizzare allora le responsabilità visto che se non si scopre  dove e perché  si annida la malattia non sarà mai possibile nemmeno iniziare uno straccio di terapia. E allora ecco che la fatidica maglia nera continuerà a essere indossata senza costrutto: forse sarebbe anche più redditizio per tutti utilizzare le risorse di analisi scontate e fuorvianti per altri scopi, sicuramente più in linea con i tempi attuali e  destinate con ogni probabilità a favorire  risultati più concreti.
Antonio Filippetti

 



2016-01-01