Prodotto da MusiCapodimonte, registrato a Marano, presso la Synfonica Records di Mario Simeoli con il contributo musicale del clarinettista e sassofonista Giuseppe Di Colandrea, del trombettista Nicola Di Donna, del trombonista Antonio Di Somma, del batterista Luigi Fiscale e del violinista e pianista Vittorio Cataldi, il quale firma anche gli arrangiamenti e la direzione, “Chiamateme Clery!” è la recente incisione discografica della cantante Aurora Giglio, interprete, in questa occasione, di otto “macchiette” al femminile. Genere simpaticissimo, la “macchietta” napoletana, più che meritevole di doveroso omaggio. Umorismo in musica, il suo, che sferza usi e costumi, inducendo l’ascoltatore al riso. Una risata, però, si osservi bene, che, non di rado, se a tutta prima sembra banalmente rivolta al contenuto occasionale del testo, ben più profondamente, in virtù dei fraintendimenti linguistici elargiti, finisce col dileggiarel’ascoltatore stesso il quale, col fragore del suo divertimento, non ha fatto altro che tradire, incautamente, la sua irriducibile malizia. “Clery bijoux”, “Faciteme suspirà”, “Preferisco il ’900”, “’A cafuncella”, “Me metto scuorno!”, “’O telefono”; “L’aria d’’a casa”, “Fresca fresca”, i titoli dei brani, partoriti anche dal genio creativo di incliti autori come Pisani, Cioffi, Valente o E.A.Mario, e reperiti grazie pure alla cortese disponibilità del collezionista Pietro Catauro. «La scelta delle canzoni è assai appropriata e la visceralità di Aurora Giglio, padrona di un modo di cantare al servizio delle emozioni più forti e del puro divertimento, uniti alla voce dai forti accenti comici/ironici, alla naturalezza espressiva e al timbro caricaturale, rendono il disco una perla tra le più preziose della discografia napoletana» chiosa Antonio Sciotti all’interno della confezione del disco. «Aurora Giglio – rincara a seguire Pasquale Scialò - con questo lavoro conferma le suespiccate doti di interprete teatralmusicale attraversando quel singolare filone comico al femminile, che ha denominato “macchietta rosa”, dove riaffiora la tradizione del canto “a dispetto” in cui, almeno in palcoscenico, la donna sembra riscattarsi dalla subalternità ridicolizzando l’imperante maschilismo del tempo. E, purtroppo, anche successivo». Sulla copertina l’indicazione “Vol 1º”, che lascia chiaramente intuire un seguito a questa antologia la cui particolare scelta viene chiarita dalla stessa Giglio: «Nel mio percorso di ricerca nel repertorio della canzone napoletana dei primi del ’900 mi sono imbattuta spesso nella presenza di brani umoristici, le “macchiette” i cui versi, accompagnati da melodie allegre e ritmate, “dipingono” con pochi tratti di “colore”, al pari dei macchiaioli, personaggi e situazioni comiche e paradossali. In particolare sono stata attratta da testi dove la protagonista è la donna e dai quali traspare la condizione femminile dell’epoca, unitamente aiprimi segnali di ideali femministi che si concretizzeranno da lì a poco. Su tutto prevale la dimensione autoironica e maliziosa, che mai sconfina nel volgare, che rende questi brani meritevoli di una spontanea risata». |