Il comune senso del ridicolo e del pudore
 











Viviamo in un epoca nella quale il liberismo è diventato un feticcio  che si venera  in tutte  le circostanze della vita civile, sociale, culturale, politica, economica e così via, al punto da sembrare un vero e  proprio toccasana a cui ricorrere   per risolvere tutti i numerosi problemi del nostro tempo. Ci troviamo di fronte per così dire ad una pratica di vita  da adottare in tutte le occasioni. Forse anche per questo si registrano poi dei risvolti   non solo paradossali ma  che non tengono conto di determinati ed essenziali  principi morali. In pratica  è come se fossero saltati  i freni inibitori (così cari agli studiosi di psicoanalisi) per cui  tutto è concesso. Solo che  in questo modo viene  smantellato un patrimonio comportamentale  fino ai confini dell’inverosimile,   che se ne frega bellamente   di oltrepassare i limiti delridicolo o del pudore.
 Gli esempi in tal senso si possono  reperire a getto continuo  e  coinvolgono tutti gli aspetti della vita  civile, politica o culturale. E’ accaduto nel caso del naufragio di Cutro allorquando  proprio  mentre ancora il mare restituiva i cadaveri degli annegati,  i massimi esponenti del governo si riunivano in  una festa giuliva  con tanto di  balli e karaoke.  Su un’altra “sponda”, Il presidente di un’importante società pubblica si è  dilettato a  scrivere  e diffondere una mail in cui  ha copiato pari pari  il discorso  col quale il Duce  rivendicava l’assassinio di Giacomo Matteotti. In altro ambito ancora, una istituzione accreditata  per la valutazione dei rischi bancari   ha sentenziato della solidità della Silicon Valley Bank salvo poi vederla  fallire due giorni dopo (sic!) avere emesso il fatidico  verdetto. Ma poi c’è anche chi va in giro  per Milano  in mutande appellandosi probabilmente ad una inconcepibile  immunità  da starlette. E a proposito di immunità, la non  procedibilità legale  è  diventata  una garanzia   assicurata esclusivamente  alle bande  ultras. Si realizzano programmi televisivi e radiofonici per sentirsi raccontare  le più strampalate fandonie di esistenze decisamente inventate solo per fare scandalo mentre le interviste più puntute sono riservate, con tutte le coperture del caso, alle cittadine  rom per farsi raccontare  con quale destrezza eseguano  il borseggio sui mezzi pubblici.  Si parlava di mancanza di pudore e senso del ridicolo ma probabilmente il deficit più grave in questi casi non risiede tanto nel “proporsi” in tali condizioni quanto nell’acquiescenza ormai diffusa con cui si accettano (e si pubblicizzano)  comportamenti di questo tipo.
Antonio Filippetti






2023-04-01


   
 



 
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