Si dice che la storia periodicamente si ripete. Niente è mai nuovo sotto il sole ed è vero. Questo vale anche per atteggiamenti e consuetudini che perennemente ritroviamo nel “modus vivendi” di personaggi che “ingolfano” con la loro presenza studi televisivi, reti telematiche e persino piazze di raduno e di ascolto. Facciamo un breve riepilogo. Nel nostro paese ci sono cinquanta o sessanta personaggi (politici, giornalisti, politologi in congedo, esperti fai da te) che dalla mattina alla sera occupano i luoghi canonici delle televisioni, con la tecnica diremmo del giuoco infantile dei quattro cantoni, per inviarci i loro messaggi e per farci conoscere le loro valutazioni sulla società presente. Ed è ragionevole supporre che costoro non hanno altro da fare che riscaldare le poltrone degli studi televisivi per dare sfogo alle loro opinioni (che spessoperò diventano vere e proprie invettive) con la presunzione di avere in tasca non solo la verità ma anche la soluzione per gli innumerevoli problemi che il nostro paese si trascina dietro ormai da decenni. L’osservazione più semplice che nasce è la seguente: come si spiega che questi Soloni, pur avendo in serbo la carta vincente per risolvere i nostri problemi ,non sono mai stati presi in seria considerazione? Il sospetto è allora duplice: in primo luogo non avevano (hanno) evidentemente alcuna presa sul potere decisionale ovvero le loro valutazioni erano (sono) considerate del tutte prive di reale fondamento. Ma malgrado ciò, a tutte le ore del giorno, questi immarcescibili martellatori della cosa pubblica compaiono imperterriti su tutti gli schemi a far sentire la propria voce, a reclamare la legittimità delle proprie idee, con punte di isterismo spesso inaudite non dissociatesovente da improvvisi attacchi di cialtroneria di bassa “lega”. Si diceva prima che la storia si ripete. Ma ora più che altro, di fronte a manifestazioni come quelle appena descritte, il pensiero corre alle rappresentazioni tipiche dei carri di Tespi, ovvero quegli spettacoli itineranti destinati ad un forte impatto di massa (del fondatore ne parla addirittura Orazio nella “Ars poetica”) che furono ripresi con enorme successo negli anni del ventennio fascista ottenendo grande popolarità tanto è vero che in alcuni casi gli attori e i saltimbanchi che animavano i vari spettacoli replicavano le recite, con grande sollazzo a quanto pare degli spettatori, per lunghi periodi ma sempre girando da un versante all’altro del paese. Il canovaccio, anche in questi casi, era sempre lo stesso ma il successo era se non altro assicurato anche in virtù del fatto che gli utenti erano poco avvezzia esperienze culturali di grado elevato. In fondo occorre prendere atto che è l’esercizio stesso della comunicazione (tv ed altri media) ad esser vissuto al giorno d’oggi in forma spettacolare. E qui il richiamo all’esperienza circense appare d’obbligo, se si pensa alle “performance” del grande Barnum e alle sue dichiarate mistificazioni. E del resto il palcoscenico del momento, ora come allora, è sempre disponibile per dare spago a questa nuova generazione d’inguaribili guitti dell’etere e delle arene. Antonio Filippetti
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