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La cultura e la qualità della vita |
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Si chiude un anno e se ne apre uno nuovo: appare allora quasi inevitabile tracciare bilanci e anticipare programmi. La situazione nel nostro paese non è stata per l’anno appena concluso un gran che, malgrado le aspettative che in specie la tornata elettorale politica aveva suscitato. Molte illusioni si sono dimostrate a conti fatti sogni irrealizzabili e in molti ambienti la delusione appare già evidente. Molti hanno fatto marcia indietro mentre altri ancora non si rassegnano. Resta l’aspettativa di una vita migliore. Ma il problema è sempre lo stesso: si può davvero vivere meglio se la cultura viene ignorata? E’ questo il punto. Le decisioni prese dal governo inducono a considerazioni amare. Nella tanto discussa e manipolata “manovra” messa a punto dal governo, la voce cultura risulta desolatamente assente. Qualcuno sostiene anche - e forse non ha torto- che non poteva andare diversamente visto che la maggior parte dei protagonisti della scena pubblica non conoscono nemmeno il significato della parola in esame e di conseguenza non c’è da attendersi nulla. E’ del resto una lunga storia visto che negli ultimi venti anni (o forse più) non solo non si è fatto nulla ma addirittura quando si è pensato di metter mano ai programmi culturali si è finito ogni volta addirittura per peggiorare le cose. Ci si lamenta giustamente per la condizioni di vita. Ma un’esistenza che ignora il valore della cultura non può che essere precaria in tutti i sensi. Un’interessante ricerca svolta dall’università di Harvard può insegnarci in questo caso molte cose. I ricercatori di quell’istituto hanno compiuto una straordinaria indagine per individuare cosa renda effettivamente felici. La conclusione è stata che non è né il denaro né il successo a dare la felicità ma è la qualitàdelle relazioni umane che permette di vivere in armonia con se stessi e l’universo che ci circonda. Non è un risultato di poco conto. Tutt’altro. Il dato ci dice che la rincorsa al successo effimero che sembrano assicurare ad esempio i moderni media o la spasmodica ricerca dell’accumulo del denaro che è il “core business” dei paperoni di tutto il mondo, sono in sostanza ambizioni perdenti rispetto a chi riesce viceversa a vivere e coltivare relazioni umane di qualità. E qui c’è anche per così dire la rivincita della cultura giacché è proprio la cultura che assicura rapporti interpersonali di valore, capaci di dare senso all’esistenza e riempire di significato la vita. In un mondo sempre più ossessionato dal desiderio di primeggiare e laddove ci si disperde in un groviglio di sensazioni senza valori o si corre il rischio di morire per esperienze futili e desideri irrealizzabili, la cultura nellesue diverse e sempre varie sfaccettature può rappresentare un’àncora di salvezza per risalire la china e migliorare davvero il proprio status esistenziale. Dovrebbero tenerlo a mente i nostri governanti anche se in questo senso il barometro segna davvero tempesta. Antonio Filippetti |
2019-01-02
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