La società contemporanea appare sempre più interessata al suo “look”, al modo cioè in cui si presenta agli altri, senza preoccuparsi della sostanza; è per così dire la versione estrema del “come se fosse” nel senso che quello che conta è la dimensione del ruolo che si riesce a far percepire di sé. In altre parole è come se si determinasse un’ alterazione sostanziale del proprio essere a favore della vocazione a risultare valutati in tutt’altro modo che è poi quello che ingannevolmente dovrebbe anche certificare uno status di qualità o d’eccellenza. Per spiegarci meglio facciamo ora due esempi. Si è parlato tanto in questi giorni del tentativo di creare una superlega nel mondo del calcio, una competizione agonistica riservata ai club più ricchi. Oltre a considerare che una siffatta competizione così esclusiva avrebbe poco di agonistico, il punto nodale è che l’iniziativa èstata presentata come espressione e volontà, appunto, delle società più ricche. Ecco allora il punto fondamentale. Le società in questione intendono far credere di essere le più facoltose mentre in realtà sono le più povere in quanto oberate di debiti e sull’orlo della bancarotta. Spendono e spandono ma sono al disastro con i bilanci, benché spesso truccati, color rosso fuoco. Tuttavia danno a vedere negli atteggiamenti e comportamenti di essere in piena forma economica riuscendo perfino a confondere chi guarda senza approfondire troppo. Ed è proprio qui che s’innesta e fiorisce l’inganno, nell’accettazione passiva dell’apparenza altrui. Cambiamo scenario per l’altro esempio. Ogni giorno, in un continuum senza sosta o ritegno, le televisioni ci inondano di trasmissioni dedicate per lo più in questo periodo all’argomento del giorno, la pandemia da covid con tutte le diramazioni : sanitarie, politiche,economiche, civili, ecc. Vengono convocati a distanza sedicenti esperti e santoni (una truppa in verità scritturata o assoldata per sostenere sempre le medesime tesi).Ma non importa. Costoro si presentano quasi sempre in una postazione tipo, vale a dire seduti con alla spalle una ricca biblioteca. Ecco allora l’acquisizione di status, ovvero dare una certa impressione di sé che è ovviamente quella di un “frequentatore” assiduo e dunque possessore di quella sapienza culturale che proviene appunto dai libri. Ma ad ascoltare le ovvietà che i convenuti di turno sostengono, nasce poi legittimo il sospetto che si tratta di una mossa posticcia e che probabilmente quei libri non sono mai stati nemmeno sfogliati e ora fanno solo da bella scenografia (o sono davvero finti) e sono posti in mostra per avallare un blasonefasullo. In fondo, nella civiltà delle chiacchiere che è diventata la caratteristica dominante del nostro presente, la “filosofia” dell’apparire è diventata la stella cometa che guida indisturbata furfanti e avventurieri. Antonio Filippetti |