Le testimonianze del XIV congresso internazionale sul grande recanatese Si può tranquillamente affermare che nessun autore appare oggi al tempo stesso così necessario e universale come Giacomo Leopardi nel senso che alla sua opera occorre rifarsi per meglio intendere gli aspetti essenziali della nostra vita: civile, sociale, culturale, politica. Tutto ciò lo si desume ancora una volta compulsando gli atti del XIV convegno internazionale di studi dedicati al grande recanatese dal Centro Nazionale di Studi Leopardiani e non a caso intitolati “Leopardi e la cultura del Novecento” (editore Leo S. Olschki, Firenze). E, infatti, i testi raccolti esplorano tutte le contaminazioni e i debiti che la cultura del “secolo breve” condivide col grande poeta. Le ascendenze leopardiane sono presenti e determinanti tra i prosatori, i poeti, i filosofi ed i critici, persino iregisti e i traduttori, insomma il panorama è al tempo stesso vasto e completo, a conferma, si direbbe, di quanto scrisse lui stesso affermando in un certo senso che siamo tutti degli epigoni giacché non possiamo non ripetere, dopo aver vissuto “lunghissimi travagli e molta difficoltà”, quello che non senza fatica siamo riusciti a “riconoscere e sentire ne’ grandi maestri”. La lettura dei testi raccolti risulta particolarmente utile in un periodo in cui la cultura vera appare sprovvista di autentici maestri e sembra affidarsi sempre più a inaffidabili o presunti soloni che sono poi i tuttologi del nulla. Qui c’è viceversa materia di riflessione e di studio. Nel presentare il volume, Fabio Corvatta, presidente del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, ricorda la vasta attività scientifica e culturale dedicata all’illustre recanatese, ma segnala anche come l’opera in questione arrivi in un periodo moltodifficile, quello contrassegnato dalla pandemia da coronavirus che ha cambiato e forse ancor più cambierà in avvenire le nostre vite e, di conseguenza, tutte le attività sociali e di pensiero. Ma proprio in questo contesto giunge ancora una volta in aiuto il pensiero e l’opera di Leopardi: a rileggere infatti i testi dell’ultima stagione del poeta è possibile ritrovare un insegnamento decisivo per imboccare la via della risalita e della ripresa. La lezione che vi viene dalla poesia de “La ginestra” è di grande e fondamentale caratura e andrebbe tenuta nella massima considerazione proprio nel momento che stiamo attraversando. Essa ci insegna che se anche la natura non può esser vinta in nessun modo, l’umanità può se non altro fronteggiarla se si determina a stare unita, e non solo nel momento delle catastrofi ma nella pratica di ogni giorno perché soltanto tenendoci per mano e sostenendoci gli uni con gli altri può esser possibile poi dare unsenso consapevole all’esistenza: una lezione di saggezza indiscutibile e imperitura. Antonio Filippetti
|