Il festival del coronavirus
 











Nel tempo del coronavirus sono accadute molte cose, purtroppo le più tragiche ce le porteremo nella mente e nel cuore per lungo tempo giacché afferiscono a perdite di vite avvenute per di più spesso in condizioni disumane. Si tratta di un bagaglio di colpe pesanti sulle cui responsabilità non sappiamo se mai riusciremo a venire a capo e conseguentemente fare giustizia.
Ma ciò che è  bizzarro è che sono anche successe  cose che mai ci saremmo aspettati di vedere. Pur nel momento più drammatico ha, per dirla con  Guy Debord, prevalso la società dello spettacolo che non smette mai di esercitare il suo predominante e ingannevole fascino.  In questo caso i protagonisti che sono venuti alla ribalta a primeggiare e a spartirsi la scena sono stati proprio coloro che avrebbero dovuto offrire spiegazioni  per la risoluzione dei problemi o almeno proferire parole  di  incoraggiamento e conforto. E’ l’esercito deicosiddetti esperti: virologi,  infettivologi,  biologi, epidemiologici, ecc.,  tutti studiosi di rango che  avrebbero avuto il compito d’indicare al    povero “vulgo” come uscire  dalla pandemia.  Ma non è successo proprio così, giacché questi  soloni non hanno offerto una bella immagine di sé e della scienza di cui li credevamo portatori; hanno finito per litigare con tutti e  spesso perfino con se stessi, affermando oggi una “assiomatica” verità per poi contraddirla il giorno  dopo. Perfino l’OSM ha dapprima imposto la chiusura del territorio a noi poveri italiani affermando che questa era l’unica soluzione da adottare  salvo poi  finire per elogiare la Svezia che  avrebbe avuto “l’intelligenza” di non chiudere tutto.
La cosa più sorprendente sembrerebbe un’altra. A seguito della richiesta di informazioni che il “popolo” chiedeva  per avere lumi su cosa stava  realmente accadendo e su comecomportarsi, l’esercito degli esperti non si è fatto pregare e da “mane a sera” si è imposto su tutti gli schermi  disponibili per  discettare e  declinare il proprio indefettibile sapere. E’  così  che abbiamo  scoperto felicemente di avere una quantità immensa di “scienziati” atti allo scopo, disposti a  venire fuori da asfittici e noiosi laboratori  per  indirizzare le nostre scelte. Solo che  le idee   ce le hanno  via via sempre più confuse non sapendo, noi poveri creduloni,  a chi  dare fiducia  e a che santo votarci. Il successo per loro però è stato mediaticamente  straripante e   oggi questi professoroni sono trattati da star, hanno cioè occupato lo spazio che fino a ieri veniva concesso alle prime donne dello spettacolo, dello sport, dell’eccentricità internazionale,  ecc. E  a qualcuno è stata dedicata  perfino  la copertina del rotocalco “à la page”.  E’nato insomma  un nuovo star system tutto dedicalo a loro. Un istituto demoscopico ha pensato subito di fare un sondaggio per stabilire chi fosse  tra di loro il più affidabile o simpatico (il più figo come usa dirsi oggi).  Questa classifica  è destinata probabilmente a variare nel corso del tempo a seconda delle prestazioni dei vari  protagonisti (come avviene  ad esempio nella classifica apt del tennis, dove c’è chi scende e chi sale a seconda dei punti conquistati nei vari tornei). Oppure le performance saranno  misurate in un contesto festivaliero più adeguato  e  giudicate dal pubblico a casa col  televoto. E i più graditi faranno sempre la fortuna degli anchormen di turno e finiranno sugli amatissimi album di figurine. Solo  che in questo caso sfugge un particolare non  proprio secondario: che si ha a che fare  (e non a  giocare)  con la vita delle persone e col  futuro di chi riuscirà a venir fuori,seppur malconcio o malandato, da questo terribile momento.
Antonio Filippetti






2020-05-30


   
 

 

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