E’ un dato pressoché acquisito che la nostra epoca non se la passa per così dire troppo bene. In particolare per quello che riguarda il nostro paese tutti gli indicatori segnalano verdetti negativi né le prospettive future paiono registrare mutamenti in positivo. In un panorama di questo tipo, laddove politica, economia, cronaca, ecc. non fanno che pronosticare eventi ed esperienze negativi, non meraviglia se anche la cultura si veda costretta a segnare il passo, ovvero a dover manifestare segni d’indiscutibile arretramento. C’è tuttavia un dato su cui riflettere soprattutto per gli aspetti paradossali che presenta. Vale a dire che mentre il barometro esistenziale e civile segna in permanenza cattivo tempo (o addirittura burrasca), un esercito di persuasori più o meno occulti o forse cocciutamente palesi si industriano per fornirci dati esaltanti, come se davverotutto il carro marciasse verso un’era di progresso inarrestabile per l’umanità intera, una corsa verso un eden fantastico. Accade, come si sa, in politica, nella gestione delle amministrazioni locali, nei ministeri, ecc. Ma accade anche in particolar modo nel mondo della cultura. Ogni giorno, per fare qualche esempio, vengono pubblicati e presentati libri che a detta degli estimatori sono pietre miliari destinate a durare nel tempo, così come centinaia di mostre ed esposizioni d’arte confermano quotidianamente l’eccellenza di pittori e scultori. Stessa cosa dicasi per spettacoli teatrali e pellicole cinematografiche. Quanto ai mezzi di comunicazione più recenti, in particolar modo televisione e social, tutto è racchiuso nel gradimento dello “share” e degli immancabili “like”. Questa melassa ha tuttavia qualche spiegazione. In primo luogo il livello critico, a tutte le latitudini, si è notevolmente abbassato nel sensoche la massificazione ha colpito inesorabilmente infliggendo colpi mortali alla capacità formativa orientando il gusto sulla falsariga delle mode correnti mettendo all’angolo o distruggendo l’originalità dell’intelligenza e il confronto intellettuale. In secondo luogo, un irresistibile spirito di corpo determina la volontà di stare per così dire dalla parte più comoda del tavolo del momento, senza correre cioè il rischio di farsi possibili inimicizie nella convinzione che così facendo qualcosa possa poi tornare utile anche in termini egoistici e personali. Nelle pagine dei quotidiani o dei settimanali, ad esempio, è del tutto scomparso l’esercizio della “stroncatura”, vale a dire l’assumere una posizione autorevolmente critica capace di dettare in qualche modo le regole del gioco, specie quando il gioco risulta dilettantesco o addirittura truccato. Prova ne sia la sconfinata marea di premi che si assegnano con ritmo ossessivo dando spesso l’impressione di nontener nemmeno conto di quello che si sta davvero facendo. E’ questo un altro segno dei tempi bui che stiamo attraversando. A ben riflettere, del resto, in tutti i periodi oscuri si è sempre manifestata la presenza di un’imperturbabile massa convinta di marciare verso le cosiddette “magnifiche sorti e progressive”. Antonio Filippetti
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