Una “class action” alla rovescia
 







Antonio Filippetti




La comunicazione mediatica vive ormai di tormentoni. Ad intervalli più o meno regolari,  modi di dire o di fare, espressioni gergali, atteggiamenti individuali o collettivi finiscono per occupare, almeno per un po’ di tempo, l’immaginario collettivo e riempire  di conseguenza pagine e titoli di giornali, radio e televisioni. Finchè dura, fino al tempo cioè di dare spazio ad altro tormentone. Ora accade che i giovani siano stati  presi di mira da un’”uscita”, a dir poco sconsiderata di John Elkann, il rampollo di casa madre Fiat il quale , non si sa in base a quali informazioni, ha  inteso esprimere il suo giudizio sui giovani in  cerca di lavoro e non ha trovato di meglio che definirli poco ambiziosi,sfaticati  e  desiderosi di restarsene a casa,  al riparo della protezione familiare. Non è la prima volta che i giovani vengono attaccati per la loro poca intraprendenza: accadde, come si ricorderà, con i “bamboccioni” diPadoa-Schioppa  e poi con l’incredibile definizione dell’allora ministro Elsa Fornero che andò a pescare dal vocabolario inglese il termine “choosy” per dire che i giovani italiani erano “schizzinosi” (è questa la traduzione del termine), poco disposti cioè ad adattarsi alle diverse forme di lavoro offerte dal mercato. E torna qui il punto focale: i giovani a quanto pare sono poco disposti nei confronti del lavoro e più che non averlo, non lo cercano e non lo accettano.
Alla esternazione di Elkann ha risposto prontamente e  decisamente Diego Della Valle definendo senza mezzi termini il rampollo Fiat un imbecille. Di conseguenza ed inevitabilmente (e riteniamo che la cosa sia  destinata a durare ancora per qualche tempo) si è accesa una polemica e da qui il tormentone. Alla fine naturalmente  tutto riposerà in pace fino alla prossima puntata.
Ora si potrebbe mettere forse in campo un qualcosa di insolito, soprattutto di diverso dall’immancabile chiacchiericcio di giornata. E questo potrebbe provenire proprio dal Mezzogiorno – Napoli e Campania   in testa -  che  registrando il maggior numero di disoccupati rappresenta anche  il bersaglio più grande dell’”invettiva” in questione. Più che rispondere con articoli, dibattiti e talk show televisivi, prese di posizioni politico-sindacali,  ecc., si potrebbe pensare ad una forma per così dire  di  provocazione giuridica, sollecitando, se possibile,  una “class action” alla rovescia. Si potrebbero invitare cioè i milioni di giovani disoccupati ad  impegnarsi per diffondere in tutti i modi possibili la risposta di Della Valle, ovvero proponendo in tutte le articolazioni realizzabili  lo slogan “Elkann è un imbecille”: stampandolo su milioni di volantini  da distribuire in scuole fabbriche e università;  attaccando manifesti, scrivendolo  dove è consentito sui muri, sulla cartellonistica dei mezzi pubblici,reiterandolo incessantemente sui blog,ecc. Il tutto per provocare appunto una “class action” alla rovescia: non molti che si contrappongono ad uno solo, ma vedere se uno solo ha il coraggio di  contrapporsi a molti, “in forza di legge”. E poter vedere così  anche com’è fatta questa  moltitudine poco propensa al lavoro.
 Questo, in maniera forse più triviale ma non meno appropriata, fa venire anche in mente l’episodio di Don Ersilio  (colui che “vendeva saggezza”) ne “L’oro di Napoli” di Giuseppe Marotta, portato poi sullo schermo dal grande Eduardo. Don Ersilio,  come si ricorderà, di fronte all’arroganza  e prepotenza del marchese che toglieva spazio e vita alla povera gente del rione,  suggerì di seppellirlo con una  clamorosa pernacchia collettiva. Profezia, potremmo dire, della grande letteratura.
Antonio Filippetti






2014-02-28


   
 

 

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