PARIS 1900
La Collezione Del Petit Palais di Parigi
Barletta -Palazzo Della Marra-
Pinacoteca Giuseppe De Nittis
Da est a ovest scorre la Senna. Sulle rive, sulle acque e nei quartieri intorno a questo sottile nastro fluviale si dispiega un’eccezionale avventura architettonica. Su un’isola, nel cuore di Parigi, si erge Notre-Dame, la cattedrale medievale, che dagli archi di spinta e dalle torri sembra irradiare la sua ricerca di senso e la sua esaltazione di bellezza in cerchi concentrici che giungono fino all’anello dei boulevard esterni, i viali in cui misere abitazioni riparano i più poveri.
Rivolti verso la chiesa, i bei palazzi e gli immobili che nel corso dei Sei e Settecento sono stati costruiti sulle sponde dei fiume per godere dell’aria e della luce aprono anch’essi le loro eleganti finestre al cielo e ospitano il bel mondo.
A valle si allunga quasi indefinitamente il simbolo dei potere reale: il palazzo dei Louvre, in cui i fasti della corte hanno ceduto il posto alla magnificenza delle arti figurative. Il potere divenuto democratico sì è dotato, poco oltre, di un centro assembleare in forma di tempio antico concepito alla fine del Secolo dei Lumi. L’aspetto della Camera dei deputati ricorda quanto la Repubblica debba alla polis greca e alla civitas romana.
A nord e a sud, su entrambe le rive della Senna, grazie alle immense ricchezze accumulate nel corso della seconda metà dell’Ottocento da banche, da industrie in pieno rigoglio e da un impero coloniale in costante espansione, hanno luogo profondi sconvolgimenti e si susseguono gli abbellimenti. Su incarico dell’imperatore Napoleone III (1808-1873) il prefetto Haussmann traccia lunghi viali (gli attuali boulevard de Strasbourg, de Sébastopol, Saint-Michel, Saint-Germain, Magenta, Voltaire, Haussmann) allo scopo di facilitare la circolazione, creare attraenti zone residenziali per i nuovi ricchi, dare lavoro agli operai e consentire il rapido dispiegamento delle truppe destinate a contrastare i frequenti slanci rivoluzionari dei popolo di Parigi.
Lungo questi nuovi assi vengono gradualmente edificati centinaia di immobili. Con le loro facciate in pietra squadrata e le proporzioni obbedienti a rigorose regole costruttive, essi costituiscono affascinanti passeggiate "minerali" animate dalle vivaci boiserie dei negozi al piano terra, dai tetri balconi in ferro battuto dei piani superiori e dai molteplici elementi decorativi scolpiti.
La città viene risanata in profondità, in particolare nei quartieri dell’ovest parigino riservati ai ceti agiati: migliaia di alberi messi a dimora, nuovi giardini pubblici e parchi (Montsouris, Buttes-Chaumont) che riecheggiano il bois de Vincennes (a est) e il bois de Boulogne (a ovest), l’acqua sorgiva intercettata per l’uso domestico, quella dei fiume riservata all’innaffiamento e alla pulizia urbana, circa quattrocento chilometri di canalizzazioni sotterranee, tonnellate di macadam stese sulle carreggiate, l’illuminazione a gas estesa quasi ovunque.
La costruzione di municipi d’arrondissement, chiese (la Trinité, Saint-Augustin, Sacré-Coeur), scuole, mercati e ospedali, l’Opéra, i teatri che danno fama, tra le altre, a Sarah Bernhardt (Vaudeville, Dejazet, Renaissance e Chátelet) e i grandi magazzini (Bon Marché, Louvre, Printemps), consente di creare punti di riferimento architettonici, sociali e civici di grande rilievo. L’eclettismo degli stili (neogotíco, neorinascimentale, neo Luigi XIII, neo Luigi XIV) è sintomatico di una società che cerca nella propria storia il senso dei destino collettivo e le fonti di un’identità che si presenta, incontenibile, dinnanzi al mondo intero.
Al centro di questo immenso paesaggio di pietra dagli stili storicizzanti cerca di emergere la modernità della ghisa, dei ferro e dei vetro. Essa trionfa nel Ventre dí Parigi - le Halles di Baltard (1851-1857) - e nella torre eretta dall’ingegnere Eiffel per l’Esposizione universale dei 1889. Undici anni più tardi, in occasione dell’Esposizione universale dei 1900, nel momento in cui viene celebrata la fata elettricità" che consente la creazione della prima linea della metropolitana, nasce il Petit Palais. Questo piccolo capolavoro in pietra, marmi e mosaici trae, un’ultima volta, il miglior partito dai rimandi al Rinascimento e al classicismo francese dei Seicento, pur affermando, grazie all’invenzione dei cemento associato al ferro e al vetro, la modernità dei suoi ampi volumi bagnati dalla luce naturale.
Nei volti così diversi della bellezza architettonica Parigi ravvisa la gioia creativa della libertà. Quest’ideale proclamato con così grande vigore in occasione della rivoluzione dei 1789 trova infine, dopo un secolo di complessi processi storici, la sua realizzazione: suffragio universale, libertà d’opinione, d’associazione, di stampa, università indipendente e vitale… Intellettuali,
letterati, giornalisti, uomini politici numerosi e attivi alimentano dibattiti attorno a temi determinanti (difesa della Repubblica, lotta contro l’antisemitismo, collocazione della Chiesa nella società, giusta ripartizione delle ricchezze) e in un clima sovente teso (boulangismo, affare Dreyfus, separazione della Chiesa e dello Stato, anarchismo).
Alla libertà d’opinione e d’azione pubbliche si affianca la libertà dei costumi. In questa metropoli di 1.500.000 abitanti, al di là delle convenzioni ostentate e a volte rispettate, ciascuno può trovare appagamento. Esistono luoghi per tutti i gusti. Ci si ritrova a discutere di letteratura o poesia, politica o religione nei ricchi salotti di faubourg Saint-Germain, dei quartiere de la Nouvelle Athènes o di parc Monceau per poi cercare il relax in un café-concert. Ci si reca alla Comédie-Française per nutrire la propria cultura classica per poi mescolarsi al popolo dei grandi boulevard. I signori amano assistere a un raffinato spettacolo all’Opéra e poi uscire con una povera giovane ballerina al braccio.
Salotti aristocratici, mondani o letterari... Comédie-Française, Opéra, museo dei Louvre... cafés-concerts, balli, cabaret, feste popolari (in particolare il 14 luglio)... Amori venali, omosessuali e saffici... Vini, champagne, assenzio, hashish, oppio... I parigini hanno a disposizione tutti i piaceri. Lo sanno bene i provinciali che giungono a frotte nelle sei stazioni in cui confluiscono le migliaia di chilometri di strade ferrate spiegate come la tela di un ragno intorno alla capitale. Lo sviluppo dei trasporti marittimi favorisce anche l’arrivo di decine di migliaia di ricchi stranieri, specie in occasione di quegli straordinari eventi che sono le esposizioni universali. Di tutto ciò offrono testimonianza testi come I paradísi artificíali di Baudelaire, La vita parigina di Offenbach, La dama di Chez Maxim di Feydeau, La ricerca dei tempo perduto di Proust, oltre ai molteplici diari di ricordi pubblicati dai turisti.
Intensa creatività architettonica, intensi dibattiti politici, intensa vita di piacere e di feste per gli uni, di lavoro e di fatica per gli altri. E anche flusso incessante di mutamenti in letteratura, poesia, pittura, scultura e arti decorative. Semplificando fin quasi all’eccesso è possibile individuare le due correnti fondamentali presentate in questa mostra.
La prima ha le radici nel Secolo dei Lumi, nella fede nella ragione, nell’aspirazione a comprendere il mondo materiale e nella speranza di progresso sociale. Si sviluppa attraverso d’Ottocento neil’índustrialismo di Saint-Simon, nel positivismo di Auguste Comte, nel realismo di Courbet, e nel naturalismo di Flaubert e Zola La sua preoccupazione principale è quella di dominare gli aspetti della realtà visibile considerata come unico dato esistenziale attendibile. Tanti tra i suoi esponenti desiderano sottolineare le difficili condizioni di vita dei ceti popolari e manifestare la grandezza della loro umanità al di là della miseria apparente. Dalou in scultura, Pelez e Gill in pittura, Baffier nelle arti decorative, Chahine e Steinlein nell’incisione, per esempio, raffigurano umili sconosciuti colmi di dignità. Gli abitanti dei sobborghi e i salariati che lavorano nelle strade o sulle sponde della Senna diventano gli eroi delle fatiche, delle gioie e dei drammi della città moderna.
La seconda corrente artistica tende ad addolcire le brutalità dei mondo per abbellire la vita. L’elegante accademismo di Avy o di Giron e l’impressionismo divulgativo di Renoir cercano di migliorare l’amabile aspetto delle gentili signore e signorine dei quartieri eleganti. Lo stile pittorico più schietto di Bianche o di Comerre contribuisce allo stesso risultato. Quanto all’inventiva degli artisti decoratori essa non cessa di rinnovarsi per rendere accessori e ambienti i più graziosi possibili. Le fonti di questa tendenza vanno dalle arti raffinate dei Settecento alla meravigliosa diversità della natura passando per l’estetica giapponese. E perciò in questa mostra i vasi di Sèvres sono esposti accanto all’art nouveau di Guimard o Gallé e alle gíapponeserie di Bracquemond e Sormani che l’hanno preceduta. L’arte della gioielleria, ancora troppo misconosciuta, partecipa da protagonista alle dinamiche che abbiamo descritto e giunge addirittura, grazie a Charles Jacqueau, ad accompagnare la nascita dei fauvismo e dei cubismo attraverso le primizie dell’art déco.
Gilles Chazal
Direttore del Petit Palais
video a cura di Pullo M. Rosaria