LA GAITA SANTA MARIA
IL SETIFICIO
 













Iara Guarino
Laura Lorentino

Il mercato delle gaite trae ispirazione dall’antica divisione di Bevagna in quattro quartieri denominati Gaite su cui si basava l’organizzazione amministrativa della città in epoca medievale.
Lo scopo è quello di ricostruire con la maggiore attinenza storica e dovizia di particolari la vita quotidiana degli abitanti di Bevagna nel periodo compreso tra il 1250 e 1350.

la Gaita Santa Maria si è specializzata nei mestieri legati alla lavorazione dei tessuti, ricollegandosi a una tradizione locale che, saldamente attestata già negli Statuti, è rimasta in vigore fino al XX secolo nella forma della coltivazione e tessitura della canapa. Il visitatore può quindi assistere alle varie fasi del processo produttivo: dalla stigliatura e pettinatura della canapa essiccata alla sua filatura e quindi alla tessitura. L’esperienza accumulata ha indotto successivamente i dirigenti della Gaita a tentare la ricostruzione dell’arte della seta nel suo intero ciclo produttivo, a partire dall’allevamento del baco.
1-SBOZZOLATURA: i bozzoli, districati dai rami, vengono immersi in acqua calda e, con l’aiuto di una scopetta, pazienti donne ne liberano il capofilo, per poi dipanare il bozzolo in un filamento continuo.
2-TRATTURA: le filatrici uniscono insieme vari filamenti, provenienti anche da bozzoli diversi, ottenendo un unico filo resistente che, posto su un aspo di noce, è “confezionato” in matasse di seta greggia. Queste vengono messe in sacchetti a trama larga e fatte bollire in acqua saponata per eliminare la gomma naturale che le costituisce; seguono risciacquo ed asciugatura.
3-INCANNATURA: il filo passa dalla matassa al rocchetto, dunque al torcitoio.
4- TORCITURA: le prime testimonianze in merito ad un torcitoio circolare da seta risalgono alla seconda metà del XIII secolo. Due sembrano esserne state le versioni: una più antica, il cui funzionamento era assicurato da forza esclusivamente umana, ed una più recente, mossa da energia idraulica. L’unico esemplare a trazione umana, non funzionante, risale al 1765 ed è conservato al Museo di Gorizia. Proprio da qui trae ispirazione l’arduo progetto di ricostruzione dello strumento in questione, atto a rendere il tessuto uniforme, coeso e resistente: Gaia S. Maria vanta la paternità dell’unico torcitoio funzionante a trazione umana oggi esistente.
5- TESSITURA: donne esperte, con gesti sicuri, lanciano la spoletta tra i fili tesi dell’ordito, sopra, sotto, a destra e sinistra, dando così vita alla trama. I manufatti realizzati vengono esposti e venduti durante il mercato.


   
 

 

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