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Ennio Calabria il presente e il futoro dell'archtipo filosofico

a cura di Enzo Dall'Ara

Tutto fluisce, in natura, secondo l'antico pensiero presocratico eracliteo, forse più alto e più vero della saggezza e della filosofia, perchè sgorgato da menti sonore di archetipi, agli albori di una coscienza mentale netta. In verità, ancora oggi tutto scorre, e così avverrà domani, quando noi saremo alle fonti di verità perdute. Fluisce l'elemento di natura e con esso la nostra dimensione di materia e spirito. Andavano verso l'occaso i cieli di Saffo e le sue stelle, e quelli cosmici di Leopardi, perchè nel divenire ellittico dell'eterno, materia e spirito approdano all'atomo speculare di quello dell'inizio. E da dove proviene e dove conduce il dinamismo del colore e della luce da quando l'oggettivazione dell'impressione o la mete dell'espressione si è fusa nell'informe cripta della astrazione? Un'idea, ovvero la sublimazione dell'emozione, sfocia proprio là ove tutto muta e si trasforma, per vincere l'essenza della morte. Nel mondo dell'incognita attesa, della sospensione eterea, vita e morte si fondono e si completano come opposte forze, come opposte dimensioni del sistema duale dell'umano errare. Un dinamismo endogeno pervade ogni essenza del vivere, ogni simulacro di apparente inerzia e sconfina nel limen dell'inconscio come traguardo di soglia verso sconosciuta luce. Ecco dove nascono i movimenti della mano pittorica di un poeta dell'immagine, di un musico cantore di sentori sociali gravidi di attualità. Ecco dove nasce l'arte di Ennio Calabria. La figura, specchio del sè e dell'altro, sfugge dall'usuale stesura del racconto, della narrazione esogena. Essa è incarnazione trasmutante e transeunte di un attimo di vita, formulazione attiva di un microcosmo interiore che grida al macrocosmo sferico dell'universo la personale e collettiva sofferenza dell'esistere. E oggi quest'urlo di dolore è ancora più forte, perchè, se ieri uomo e natura, uomo e cosmo discorrevano in lingue parallele e talora tangenti, ora non vi è più respiro per la sosta. La natura scorre sul tempo?spazio dell'immemore equilibrio universale. L'uomo incede per le sue nuove vie, quelle della velocità virtuale, travolgente e sorda. Non esiste più sincronia fra il tempo dell'azione e quello del pensiero e le nostre verità si frantumano nel dominio dell'effimero. Per questo, la pittura di Ennio Calabria si struttura e si lacera nel moto di un pigmento ebbro di vita e di emozione, che solidifica le proprie vibrazioni nell'istante in cui l'atto creativo cessa il suo percorso. La materia cromatica, trafigurante e struggente, è mutante entitàl di irruenza segnica, di conflitti e incontri mentali in tensione di inquieta luce. Essa è magma di un vulcano interiore che si pietrifica all'alito della contemporaneità e lì resta a testimoniare una sentenza di morte. Quella figura, sovente femminile, emblema di rigenerazione, emerge come parte di natura sconvolta e lotta entro la prigione di una materia che è roccia, dalla quale si libera una scheggia di volto o di mano. La sua dissoluzione, nell'andare emotivo e nervoso dell'atto creativo, cela la discrezione di quella dignità dell'essere che è ideale etico di miti antichi e di sacrali convinzioni. Invero, l'arte matura di Ennio Calabria, anche se profondamente forte, inquieta, dinarnica, secante gli empiti della terra e dei suoi elementi, confida oggi in una dimensione di spiritualità che non appare trascendenza al divino, quanto proiezione astratta di speculazione intellettiva. Seppur nella carne della materia in fermento, del pigmento avido di cromatismi e di luce, l'artista parli dell'uomo immerso in contingenze consuete, egli conosce quanto il reale sottenda sempre una anima di surrealtà che trascende il regno della metafisica intelligibilità. Colore e luce, in un dinamismo interno metamorfico, addivengono, nei dipinti di Ennio Calabria, ad un binommio monadico, strulturante una voluttuosa composizione fratta e straniante, euritmica e coinvolgente. Questa si libera di vincoli prospettici, di esuberanze geometriche, poichè nel dominio dello spirito pensante insiste quella verità che solo attraverso l'affermazione di un relativo totalizzante concede un brivido di sicurezza e l'incertezza, sigillo di ogni umana esistenza. Quando l'arte pittorica di Ennio Calabria incede verso il borderline di una realtà sublimata ad erma della riflessione, il segno dipinto non può che transitare verso una forma che lievita dalla forma, in una libertà l'immaginazione che scolpisce col pigmento l'astrazione della pulsione, tradotta in meditazione sull'universo dell'uomo. Figurazione e astrazione seguono quindi tracciati incidenti, superano antichi iati in uno spazio infinito, in cui il tempo è quello della luce e la velocità si accorda alla dinamica del pensiero. Anche in questa coniugazione si declina la modernità di un arte che in Ennio Calabria non si risolve certo entro i limiti dell'estetica, ma che scava negli insondabili ed inconsci anfratti di una azione eternamente proiettata a risoluzioni future. E il panta rei iniziale di antiche radici si veste del sogno e della memoria dell'artista e diviene scritto pittorico di affermazione attuale di un atto creativo universale.

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