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Una visione dinamica e metafisica

a cura di Giovanni Carandente

( ... ) La visione dinamica, futuristica e senza tregua. E' anche metafisica implacabile. Una meditazione sul De Chirico delle piazze d'Italia riemerge dal fondo della memoria, ma in modo del tutto specifico. E, inoltre, è evidente il ripensare al manierismo, inteso ? sono ancora parole dell'artista ? come "rottura dell'unità stilistica, come uso di più stili o più condizioni... non finalizzati per esprimere... un concetto unitario", tali da lasciare "alla loro conflittualità permanente il compito di rappresentare e approfondire certi concetti della vita". Questi ultimi, proprio nel caso di questa grande tela, che si potrebbe intitolare, alla Tennyson, In Memoriam, sono anche i concetti e i temi della morte intesa come parte sostanziale della vita, anzi vita essa stessa. Così l'incombere dell'architettura e la sua metamorfosi in forma organica e vitale, così, l'impietrirsi delle scie lumacose del traffico in una sorta di gigantesca, lugubre orchidea, sono le due facce della contraddizione che attanaglia l'artista alla ricerca della sua identificazione, nel conflitto, cui fa spesso riferimento, "tra la sfera interiore e la volontà razionale dell'uomo". Scrivevo nel catalogo milanese di due anni or sono che "sensualità e protesta sociale sono state categorie primarie nell'evolversi della pittura dell'artista. Fondendosi, hanno finito per generare un tipo di allucinazione visiva, nella quale moto e colore, frammento e levitazione, il taglio inusitato di una prospettiva e il fremere di un corpo alimentato dalla passione come un incendio dal vento, compongono immagini che non hanno riscontri nella dinamica della pittura figurativa degli ultimi anni ma singolarmente anticipano quel tema del fluttuare solitario di figure in uno spazio intensamente cromatico che è oggi usuale nel lessico di pittori pia giovani, per esempio Chia e Cucchi. Ma il pittore sembra contraddirmi allorchè afferma che, a suo avviso, "malgrado le dichiarazioni... la transavanguardia sia un'operazione ancora ideologica. Infatti, l'uso di più linguaggi ? organizzato o casuale ? è in quel caso finalizzato a dimostrare comunque una tesi: quella del non valore". E, in effetti, la grande impaginazione urbana della sua grande tela recente è ben altro dall'esibizione dei non?valori, nè ha alcunchè del senso compendiario che caratterizza lo stile dei più giovani esponenti della transpittura. La questione, di conseguenza, è tutta nel bagaglio che ciascun artista si porta dietro e nel tipo di esistenzialismo che si è scelto... Le "garanzie della contraddizione" per ripetere un'espressione del pittore, sono proprie in questa scepsi. che è poi il risultato di una vis polemica incessante, la stessa secondo la quale l'artista pone il quadro, dunque l'opera d'arte, nel bel mezzo dell'acceso dibattito fra teoria e pratica, tra cultura e conoscenza, tra corredo culturale e comportamento. Per un pittore, la pittura è più valida della parola per esprimere la realtà e, con questa, la fantasia, retaggio precipuo di ogni artista che se con la realtà si commisura, anche mira a farla esplodere, proprio perchè la realtà pittorica non finisca irretita in una qualsivoglia ideologia.

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