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Ennio
Calabria: dal presente della storia all'"homo homini faber"
a
cura di Angelo Calabrese
Nel tempo dell'uomo destino dell'uomo Ennio Calabria dipinge intricati
grovigli energetico-immaginativi nel quali le ragioni dell'esistenza,
tradita negli equilibri naturali, sociali e referenziali, si spersonalizzano
in interferenze di circuiti dinamici, affioramenti, dissolvenze
metamorfiche. Evidenze fisiche e psichiche, disadattate all'emergenza
formale, denunciano la perdita della comunicazione simbiotica, essendo
divenute interconnessioni metaforiche condizionate da lacerazioni,
perdita di consistenza, echi indistinti di dissolvimenti che si
segnalano nella cronaca dei giorni comuni solo per allusioni al
dimorfismo, all'istintiva antica brama, allo stupore dell'asfissia
e del vuoto garbuglio esperto solo del rischio imminente. Calabria
oppone alla fuga nel consumismo e nel virtuale, che sono Sirene
che smemorano i mutanti e i clonabili figli dell'ecologia tradita
e delle superfetazioni biotecnologiche, la realistica presa di coscienza
della realtà storica, che ha colori suoi, difficilmente ripristinabili
nel gioco cromatico della natura che sa come autopurificarsi ritrovando
intatta la forza del suoi elementi costitutivi. Fa infatti poesia
con la sapienza creativa dell'artista pensoso e chiaroveggente,
concretamente consacrato alla terra dei valori e di quel sogno?speranza
ineludibile per cui l'homo homini ? faber possa ritrovare corpo
e tradizione di reale progresso. Si tratta quindi di una pittura
destinata a restare non solo per quella autonomia che consacra illuminate
scelte estetiche, ma anche perchè parla al presente, perché vi si
specchi, e per coloro che verranno, affinchè possano, se avverrà
il miracolo sperato, e Calabria non rinuncia alla speranza, rendersi
conto da dove sia dovuto partire l'uomo della nostra svolta epocale
per riconsacrarsi a se stesso. Se intervenisse la musica a trasferire
in onda lirica le intermittenze della psiche e della" fisicità di
questo pittore?spettatore di trasmutazioni pericolose e distruttive
per l'uomo di aiuto all'uomo, sono certo che il suono renderebbe
pregnante l'epico struggimento di chi si sente nella tempesta ed
attraversato dal vento. L'amara speranza di Brecht, presagio di
un futuro, estraneo e ingeneroso, non ha trovato l'ora "che all'uomo
un aiuto sia l'uomo". Ennio Calabria e quelli, che per sintonia
anche generazionale, avvertono la disparità tra scelte di campo
e bizzarrie della storia, non hanno potuto verificare nella concretezza
un tempo più giusto di quello vagheggiato dall'epicità brechtiana
passata tra due guerre. Sanno però dalle conquiste delle scienze
tutte che la forma è un derivato dell'energia e che il viaggio alla
conquista di "un'umana forma" è lungo e per tanto lo sperano ineludibile.
Lo ostacolano tuttavia ignoranza, fanatismo, superstizione, scompensi
sociali che impongono l'uomo destino, non aiuto, dell'uomo che non
è di conseguenza artefice di umana costruzione. Nell'universo, che
respira eterno nella materia che si dilata in moto lineare, c'è
tempo, oltre l'attimo e spazio oltre l'atomo frammentato, per l'uomo
a venire. In nome della speranza l'arte interprete del suo tempo
è conscia delle orme che ha saputo seguire per i suoi percorsi.
Lascia pertanto testimonianze; attende chi raccordi saggezza e creatività
come sa fare Ennio Calabria che distingue appunto l'arte da ogni
distintiva propositiva premessa e decisamente la esige vibrante
d'eticità, desunta dal senso dell'umanitàcui va restituita in aperta
comunicazione.
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